Regia di Ed Harris vedi scheda film
Quasi con cadenza annuale, il cinema americano ci (ri)propone dei Western. Era stato il caso di OPEN RANGE, di GLI SPIETATI, QUEL TRENO PER YUMA ecc. I risultati sono alterni. Questo di Ed Harris, va subito detto, non è un pessimo film, ma non è nemmeno un buon film. A mio avviso, tra i pregi citerei la relazione fra Mortensen ed Harris che un pò ricorda quella fra Costner e Duvall in OPEN RANGE (anche se entrambi fanno riferimento al classico ULTIMA NOTTE A WARLOCK di Edward Dmytryk, secondo me fra i migliori western post-fordiani). E' un rapporto profondo ed essenziale. I caratteri dei due personaggi sono delineati sommariamente, tuttavia si intuisce che Harris è un vero "gunman", con tratti di squilibrio emotivo e dalla psicologia infantile. Viggo è invece un uomo equilibrato, maturo e nobile. Egli sta assieme ad Harris per una sorta di riconoscenza; Harris sta assieme a Viggo perchè ne ha bisogno. Senza di lui, si metterebbe nei guai a causa del suo carattere irascibile e della sua fragilità emotiva. Un altro pregio del film è lo stile asciutto ed essenziale che rende più credibile l'intera storia e gli stessi personaggi, ma, per converso, ne è anche il limite. I dialoghi, ridotti all'osso, rendono alquanto piatto l'impianto su cui si fonda il film. I grandi registi riescono a imbottire i dialoghi asciutti con una carica semantica che li rende esplosivi, straordinariamente efficaci. Il merito è dello sceneggiatore (e del regista), ma qui non avviene. Robert Knott ed Ed Harris non costruiscono dei dialoghi validi. Il personaggio di Renèe Zellweger è al limite della credibilità. Non si capisce come una donna come lei finisca in un villaggio sperduto, senza conoscere nessuno e senza soldi. Le donne come lei arrivavano nel West per fare le prostitute (e qui Harris dice esattamente la verità), o perchè avevano conosciuto pe corrispondenza un uomo o, infine, per prendere possesso di una proprietà, lasciata in eredità. La sua instabilità e fragilità sentimentale sembra più un escamotage per dinamicizzare la storia che un vero e proprio carattere.
Jeremy Irons è assolutamente sprecato: il suo talento qui è una perla ai porci. Non c'è profondità,non c'è spazio e modo per mettere in luce il suo talento espressivo e recitativo. Un vero peccato.
La storia, in sè, è semplice (anche se con qualche follia tipo quella dell'incontro con gli Apache),forse anche credibile, ma a volte la semplicità, se non è sorretta dal talento del regista, sconfina nello scontato.
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