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Appaloosa

Regia di Ed Harris vedi scheda film

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La recensione su Appaloosa

di fixer
6 stelle

Quasi con cadenza annuale, il cinema americano ci (ri)propone dei Western. Era stato il caso di OPEN RANGE, di GLI SPIETATI, QUEL TRENO PER YUMA ecc. I risultati sono alterni. Questo di Ed Harris, va subito detto, non è un pessimo film, ma non è nemmeno un buon film. A mio avviso, tra i pregi citerei la relazione fra Mortensen ed Harris che un pò ricorda quella fra Costner e Duvall in OPEN RANGE (anche se entrambi fanno riferimento al classico ULTIMA NOTTE A WARLOCK di Edward Dmytryk, secondo me fra i migliori western post-fordiani). E' un rapporto profondo ed essenziale. I caratteri dei due personaggi sono delineati sommariamente, tuttavia si intuisce che Harris è un vero "gunman", con tratti di squilibrio emotivo e dalla psicologia infantile. Viggo è invece un uomo equilibrato, maturo e nobile. Egli sta assieme ad Harris per una sorta di riconoscenza; Harris sta assieme a Viggo perchè ne ha bisogno. Senza di lui, si metterebbe nei guai a causa del suo carattere irascibile e della sua fragilità emotiva. Un altro pregio del film è lo stile asciutto ed essenziale che rende più credibile l'intera storia e gli stessi personaggi, ma, per converso, ne è anche il limite. I dialoghi, ridotti all'osso, rendono alquanto piatto l'impianto su cui si fonda il film. I grandi registi riescono a imbottire i dialoghi asciutti con una carica semantica che li rende esplosivi, straordinariamente efficaci. Il merito è dello sceneggiatore (e del regista), ma qui non avviene. Robert Knott ed Ed Harris non costruiscono dei dialoghi validi. Il personaggio di Renèe Zellweger è al limite della credibilità. Non si capisce come una donna come lei finisca in un villaggio sperduto, senza conoscere nessuno e senza soldi. Le donne come lei arrivavano nel West per fare le prostitute (e qui Harris dice esattamente la verità), o perchè avevano conosciuto pe corrispondenza un uomo o, infine, per prendere possesso di una proprietà, lasciata in eredità. La sua instabilità e fragilità sentimentale sembra più un escamotage per dinamicizzare la storia che un vero e proprio carattere.
Jeremy Irons è assolutamente sprecato: il suo talento qui è una perla ai porci. Non c'è profondità,non c'è spazio e modo per mettere in luce il suo talento espressivo e recitativo. Un vero peccato.
La storia, in sè, è semplice (anche se con qualche follia tipo quella dell'incontro con gli Apache),forse anche credibile, ma a volte la semplicità, se non è sorretta dal talento del regista, sconfina nello scontato.

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