Regia di Ed Harris vedi scheda film
A distanza di "soli" 2 mesi e mezzo dalla sua calorosa (di critica e pubblico) accoglienza al Festival di Roma, arriva in sala "Appaloosa", seconda regia del granitico attore Ed Harris. Si tratta di un western asciutto, contrappuntato da una voce narrante lucida, lieve e mai invadente, con un incipit ultraclassico: nel quale due silenziosi pistoleri (il roccioso Ed Harris ed uno smagliante, anche nell'abbigliamento, Viggo Mortensen) vengono assoldati dagli abitanti di Appaloosa, una piccola e assolata cittadina sperduta nell'aspro New Mexico, a difesa del ricco prepotente di turno (un mefistofelico e mellifluo Jeremy Irons). Detta così, sembra tutto già visto. Ma aldilà di questi iniziali chiari rimandi a certo cinema del passato ("Ultima notte a Warlock") il film di Harris prosegue poi, lentamente, in una direzione diversa. Le sparatorie a cui assistiamo sono tanto per iniziare poche e volutamente risolte seccamente, prive (sin troppo) di tensione. La regia non concede nessun tipo di azione ridondante. Perchè la scelta di Harris è quella di fare di "Appaloosa" un film antispettacolare, semplice ma fortemente introspettivo, dove quel che conta è soprattutto il rapporto d'amicizia virile tra i due pistoleri: la loro genuina e forte lealtà, il loro codice etico. Un rapporto solido che però finisce improvvisamente per incrinarsi con l'arrivo in paese (la scena alla stazione è una chiara, amorevole, citazione di "C'era una volta il west") di una giovane vedova (Renée Zellweger, al solito insopportabile) di cui Harris subito (poco credibilmente, bisogna dirlo) s'innamora. Qui il racconto scricchiola: appare meno sincero. (Mai visto una donna prima? Eh ma questa suona il pianoforte !) Se almeno la scelta della protagonista femminile (una donna di dubbie scelte morali, pronta continuamente a concedersi al "capobranco" di turno) fosse stata più avveduta, il film ne avrebbe ovviamente guadagnato. Vuoi mettere, ad esempio, avere a disposizione la forza prorompente di una Cate Blanchett al cospetto della smorfiosetta Zellweger? Peccato. Perchè la calda e polverosa fotografia, così come la ricostruzione degli ambienti sono in "Appaloosa" molto felici: ed esemplare è la prova dei protagonisti maschili. Funzionano in particolare alla meraviglia gli stringati dialoghi, e ancor più i complici silenzi, tra i due sceriffi: la loro intima e sempre veloce intesa. E splendido è il finale, nel quale coerentemente Viggo decide, a modo suo, di "uscire di scena", pur di salvaguadare l'onore del vecchio amico. Voto: 7 ***
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