Regia di Giulio Manfredonia vedi scheda film
Il manifesto della classica "utopia possibile", tradotto in una commedia televisiva. L'umanità del disagio psichico è raffigurata in maniera teatrale e pittoresca, innaturalmente levigata nell'espressione verbale e gestuale; e il principio ideologico di base è proposto come un semplicistico toccasana. "Si può fare" è un film il cui sviluppo ricalca fedelmente quello di "Patch Adams": edulcora i problemi, anziché analizzarli, ed è costruito intorno ad un'unica tesi laddove l'antitesi è solo un tragico incidente di percorso. Nella delusione generale, rimane però, se non altro, un minimo di divertimento.
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qualche dubbio l'ho avuto pure io su questo film visto durante una serata organizzata dalla coop.soc in cui lavoravo....forse un pò mi son fatto influenzare dalla mia esperienza e da chi ha vissuto la rivoluzione basagliana in prima persona......io lavoravo proprio nel luogo in cui tutto è partito, all'interno dell'ex Osp. Psic. di trieste......forse il mio giudizio critico si è fatto "ingannare" un po' dei sentimenti....
Grazie del commento, carlos! Io, nell'ambito della riforma basagliana, non ho nessuna esperienza personale con cui poter confrontare la situazione presentata nel film. Il mio giudizio è di natura fondamentalmente tecnica, o, se vuoi, metodologica. Io ho avuto, dall'inizio alla fine, la netta sensazione di trovarmi di fronte ad un prodotto povero di sfumature, mirante a far leva sui sentimenti del pubblico, e nel quale una blanda forma di propaganda spettacolarizzata si sostituisce alla discussione critica. Il film certamente non è brutto, ma ritengo che ne sia stata sopravvalutata la portata sociologica.
Sono perfettamente d'accordo con te OGM (il film l'ho visto solo ieri).. Non male ovviamente, "degna e giusta causa" solo che stona il troppo "buonismo di fondo forse che da quasi un senso un pò troppo utopico quasi favolistico all'insieme.... minimizza dorse proprio le "difficoltà reali" che pure sono fortissime, anche per la miopia della società circostante, qui troppo conciliante e "disponibile"
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