Regia di Giulio Manfredonia vedi scheda film
ha senso di parlare di un film italiano che non venga rinchiuso nel recinto del mero campanilismo regionale e possa essere apprezzato dal grosso pubblico senza scendere a troppi compromessi con le scelte artistiche?Prima di vedere questo film e avendo visto parecchi film italiani ultimamente avrei avuto grosse difficolta'a rispondere affermativamente.Dopo aver visto il film di Giulio Manfredonia(grande e inaspettato successo al Festival del cinema di Roma) invece rispondo di si,è possibile,si puo'fare...Il film oscilla continuamente tra malinconica consapevolezza e schegge d'ilarita'irrefrenabili,la storia del sindacalista derelitto,deluso,mortificato nel lavoro e negli affetti è una storia che sentiamo molto vicina a causa della congiuntura economica negativa,nonostante sia ambientata a meta'anni 80.Nello,il sindacalista è l'unico che vede piu'lontano del proprio naso,vede nei membri della cooperativa 180 uno scopo per andare avanti cercando di trattare i diversamente abili che conosce come se fossero persone normali,esattamente la cosa che manca loro,anche dopo che Berlinguer è morto e un pezzetto di cuore se ne sia andato con lui.La cosa che colpisce positivamente è il livello alto della recitazione e anche un certo respiro internazionale che caratterizza il film:come non pensare a Qualcuno volo'sul nido del cuculo(compresa la fine della storia di Sergio innamorato di una "normale" e ferito a morte dalla sua ghettizzazione come non normale,matto),come non notare una spruzzata del controverso vontrieriano Idioti(anche se la differenza è che gli Idioti sapevano benissimo quello che facevano),come non notare assonanze con lo scandinavo Elling(che alla fine tratta lo stesso tema,i diversamente abili con disagi psichici che vengono messi a confronto con la realta'di una vita normale),come non respirare l'aria dellla comune anni 70 come in Together di Moodysson(anche se qui di malati di mente non c'erano) e ne potrei citare anche altri.Il film di Manfredonia è un allegro frullato di tematiche prese da decine di film ma vive di luce propria,sceglie appositamente di non scendere nell'inferno dei manicomi e nel vuoto assistenziale e umano creato dopo la legge Basaglia,sceglie di vedere tutto da una prospettiva di positivita'.Con un ottimismo sfrenato alla Tonino Guerra si cerca di superare i dardi del destino e cavarsela con l'ingegno da buoni italiani.Forse in certi momenti l'ottimismo rasenta la melassa ma sinceramente non importa....Bisio dimostra di migliorare film dopo film come attore evidenziando la sua vena di patetismo,Battiston si dimostra come al solito affidabile e Colangeli si dimostra assai valido nella parte del direttore della cooperativa folgorato sulla via per Damasco.La Caprioli convince un po'meno come non convince fino in fondo il modo in cui è trattata la vita di Nello in maniera sincopata e che a volte appare slegata col resto.La nota triste del finale,la paura di non riuscire a essere integrati è riscattata dalla progressione di queste cooperativa(Battiston dice a Bisio a un certo tratto"Sei un mona,se ti votano contro vuol dire che hai vinto!)..a volte è bello sentire buone notizie...
brava
ottima
bravo
bravo
bravo
fa una certa paura a guardarlo e a sentire la sua fedina penale
ottimo
praticamente un cameo
adeguato nella parte del medico
rassicurante
forse non è a suo agio
tira fuori il suo savoir faire venato di patetismo
buona padronanaza stilistica e una storia che convince
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta