Regia di Vicente Amorim vedi scheda film
A dimostrazione che a volte impegno e contenuti non bastano a risollevare le sorti di un film, qualche giorno fa mi è capitato d'imbattermi in questo esordio europeo passato del tutto inosservato nonostante annoverasse fra le sue fila un interprete di primissimo piano come Viggo Mortensen. Diretto dall'anonimo Vicente Amorim, "Good" si aggiunge senza entusiasmo al filone di pellicole sull'olocausto ripromettendosi probabilmente di raccontarci l'orrore da un punto di vista insolito come quello fornito da un ufficiale nazista in ascesa. Uomo di lettere dedito alla famiglia e pacatamente incredulo nei confronti della mutazione razzista della propria nazione, il professor Halder viene reclutato direttamente dai fedelissimi del führer per portare avanti la propaganda del partito. Lusingato come mai prima d'ora ed affascinato dal potere, lo studioso accetta l'incarico con l'ingenuo proposito di cambiare la degenerazione del sistema dall'interno. Inutile dire che nulla potrà contro la follia antisemita di quegli anni. Quello che non funziona in questa produzione anglo-tedesca è proprio la figura del protagonista: nonostante la discreta aderenza al personaggio fornita da Mortensen, l'imbambolato docente al servizio del reich stenta sia a convincere che a creare la benché minima empatia con lo spettatore. Essenzialmente egoista e costantemente incapace di rendersi conto di quello che gli accade intorno, cede senza colpo ferire alla bella vita del militare in carriera senza lontanamente intuire l'entità del disastro imminente. Amorim, da parte sua, non aiuta a rendere il soggetto meno distratto ma ne accentua ulteriormente l'inconsistenza inserendo sequenze d'allucinazione "musicale" nei momenti più critici, quasi a respingere l'intollerabile. Scelta più di comodo che d'autore e che, unitamente a diversi passaggi che girano a vuoto, rende il film complessivamente fiacco ed incapace di lasciare alcun tipo di segno nella memoria. Mancanza imperdonabile, visto l'argomento trattato.
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