Regia di Alfred Hitchcock vedi scheda film
L'isola del peccato è un riempitivo nella carriera di Hitchcock, appartenente alla fase in cui il regista inglese - ancora stabilmente residente nel Regno Unito - accettava di dirigere un po' di tutto. Cosa dimostrata dal fatto che le riprese di questo film cominciano poco dopo la fine di quelle del precedente Tabarin di lusso, commedia con intenti moralisti; qui rimangono i medesimi intenti, ma i toni sono decisamente più drammatici. Anche se, chiaramente, il lieto (meglio: riparatore) fine non può mancare. Lo stesso Hitchcock lo riteneva un'opera minore e trovava - nel libro di interviste curate da Truffaut - che l'unica ragione per cui si potesse ricordare stesse nel fatto che, con L'isola del peccato, si chiude definitivamente la stagione del muto per il regista. La storia è tratta da un romanzo piuttosto noto ai tempi, scritto da Hall Caine, con una sceneggiatura firmata dal fido Eliot Stannard, già collaboratore di Hitchcock in svariati titoli (Il pensionante, La moglie del fattore, Fragile virtù fra gli altri); anche nel cast non ci sono grosse sorprese, poichè il tris di protagonisti o proviene da precedenti esperienze con il regista - Carl Brisson (Vinci per me!) e Malcolm Keen (Il pensionante) - o, come nel caso di Anny Ondra, si ritroverà nel successivo Ricatto, primo film sonoro per Hitch. Il ritmo è buono, ma i contenuti non colpiscono certo per originalità e nel complesso la storia sa in maniera decisa di già visto. 5/10.
Il pescatore Pete ama, ricambiato, Kate; ma il padre di lei si oppone al matrimonio a causa dello status sociale troppo basso di lui. Pete parte in cerca di fortuna e ricchezza, lasciando custodire Kate all'amico Philip, aspirante giudice. Fra i due nasce l'amore, tenuto nascosto al ritorno di Pete. Nasce così una bambina, che Pete crede sua, ma che in realtà è dell'amico...
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