Regia di Alfred Hitchcock vedi scheda film
Uno dei primi lavori di Hitchcock, che riconferma come protagonista Novello, reduce dal discreto successo del Pensionante (o Inquilino, secondo una traduzione alternativa) di qualche mese precedente. Se quello era un giallo a tutti gli effetti, con le giuste dosi di suspence, mistero e violenza, qui la storia è molto più semplice e lineare: si tratta di una discesa (e ritorno) verso l'abisso morale di un ragazzo di buona famiglia. A dirla tutta il ritorno - la ri-accettazione del protagonista da parte del padre - è piuttosto sbrigativo e logicamente non proprio impeccabile, ma probabilmente negli intenti del regista e dello sceneggiatore Eliot Stannard (che rende cinematografico un testo teatrale proprio di Novello e di Constance Collier) c'era anche quello di un accomodante lieto fine, non trattandosi di una storia particolarmente complessa o sfaccettata. Hitchcock mescola il cinema tradizionale (il trucco pesante della donna della sala da ballo, per es.) con qualche tentativo in odore di modernità, come ad esempio le non poche dissolvenze atte ad introdurre flashback, racconti, proiezioni dei personaggi (siamo ancora nel muto e tali espedienti risultavano solitamente scomodi, capaci di appesantire o confondere la narrazione); ancora nella fase inglese ed intento alla ricerca di uno stile proprio, il regista è prossimo all'utilizzo del sonoro (Ricatto, del 1929), ma ben lontano dalla fruttuosa trasferta americana, che avverrà oltre dieci anni più tardi. E come esercizio va preso questo Declino, non esaltante nei contenuti, ma messo in scena con cura. 5,5/10.
Roddy viene espulso dal college: per il ricco ed aristocratico padre è una tragedia ed il ragazzo viene cacciato di casa. Si ritrova prima a Parigi e poi a Marsiglia, tentando di sbarcare il lunario grazie ad una cospicua eredità (scialacquata dalla donna sbagliata) e poi offrendosi come ballerino per signore attempate o non particolarmente avvenenti. Toccato il fondo, Roddy torna a casa.
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