Regia di Alfred Hitchcock vedi scheda film
Il debutto di Alfred Hitchcock come regista (appena ventiseienne) fu molto contrastato dalla produzione, che voleva un prodotto a basso budget - e lo ebbe -, ma con un nome quantomeno un po' più noto di un totale sconosciuto. Chiaramente non si può ancora vedere granchè di ciò che il regista inglese saprà fare in futuro, ma questo Giardino del piacere (altrove tradotto come Il labirinto della passione), pur nella sua trama banalotta e con tanto di colpi di scena 'comandati', non è del tutto da buttare. C'è un tocco di comico (il cane, il vecchio che ascolta la radio con gli auricolari) che sorprende, su un impianto essenzialmente di commedia sentimentale, con finale in chiave thriller, nel quale ci scappa anche l'omicidio. Ma, appunto, ancora non è nulla rispetto a quel che Hitchcock saprà fare più avanti, creando anzi ben maggiore suspence anche senza bisogno di uccidere nessun personaggio; qui la divisione fra buoni e cattivi è perfino troppo schematica ed il finale accomodante è una soluzione troppo facile. Tratto da un romanzo di Oliver Sandys, sceneggiato da Eliot Stannard, con il quale il regista instaurerà un buon rapporto di collaborazione per alcuni dei prossimi titoli, Il giardino del piacere è inoltre vittima della lavorazione frettolosa ed a basso costo imposta dalla produzione; non fu un successo, ma neppure un fiasco, permettendo il proseguimento della carriera di Hitchcock. Da notare che le scene ambientate sul lago di Como sono state realmente girate in Italia. 5/10.
Due ballerine, Patsy e Jill, si fidanzano con due amici, rispettivamente Levett e Hugh. Quando i due devono partire per motivi di lavoro, Jill si concede degli amanti; Patsy, intanto, preoccupata per Levett, lo raggiunge. Ma anche Levett è stato infedele, così lei ripiega su Hugh.
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