Regia di Alfred Hitchcock vedi scheda film
Tratto da un testo di Noel Coward, sceneggiato dal regista e dal fido collaboratore Eliot Stannard, questo Fragile (o facile, altrove) virtù è un capitolo minore all'interno della fase inglese, la prima, di Hitchcock. Il quale, nelle memorie confidate a Truffaut, giudica questo film il peggiore da lui mai scritto. Nonostante la vivacità della macchina da presa e il buon appeal della protagonista Isabel Jeans (già con Hitchcock nel precedente Il declino), in effetti, di Fragile virtù non resta molto di memorabile: il senso della fuga disperata (come nel coevo Tabarin di lusso), con meta la Francia e quindi ritorno (esattamente ciò che accade anche nel citato Il declino) o ancora il mistero che circonda Larita come il protagonista di L'inquilino. Sembra un po' come se Hitchcock, insomma, qui cerchi di campare un po' di rendita, riciclando idee passate. Da apprezzare quantomeno la battuta finale, quella di una donna che esce distrutta dal tribunale, assediata dagli invadenti fotografi (attenzione allo sguardo critico sui media, per nulla così scontato nel 1928): "Sparate pure! Ormai non c'è più nessuno da uccidere", dove per meglio cogliere la finezza del gioco di parole occorre considerare che 'sparare' in inglese si dice esattamente come 'fotografare', cioè 'shoot'. 5/10.
Inghilterra. Larita, sposata a un alcolizzato, ha un amante; quest'ultimo si suicida, scoppia lo scandalo, lei ottiene il divorzio e va a vivere in Francia. Ma qui si innamora di un inglese, che la riporta ben presto in Gran Bretagna per farle conoscere la sua famiglia, prima di sposarsi. La famiglia però si oppone al matrimonio con tutte le forze: e ancora non conosce lo scandalo che Larita ha alle spalle.
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