Regia di Stanley Kubrick vedi scheda film
Presentato in concorso alla mostra di Venezia del '62, fu accolto freddamente dalla critica italiana, che allora non considerava ancora Kubrick come un vero autore: per fortuna, col tempo è stato notevolmente rivalutato. Adattato dallo stesso autore del romanzo, Vladimir Nabokov, il film affronta un tema scabroso in maniera casta e senza concessioni morbose: si tratta di un dramma centrato sull'ossessione amorosa del professor Humbert per la figliastra adolescente Lolita, dramma che porterà ad una tragedia inevitabile e che è reso in maniera magistrale dall'interpretazione di James Mason, tormentato e sofferente ma fatalmente attratto da un oggetto del desiderio impossibile. Al suo fianco, Sue Lyon appare meno incisiva, e si può avere qualche riserva sul fatto che la relazione fra i due personaggi non venga chiarita per buona parte del film, forse per un'eccessiva pressione della censura. Ottimi nei loro ruoli da comprimari Shelley Winters come madre di Lolita (ben calibrata nel registro della gelosia isterica) e Peter Sellers nel ruolo dello scrittore Clare Quilty, che, con le sue "trasformazioni" e il suo fregolismo, anticipa di due anni il triplo ruolo ricoperto dall'attore nel Dottor Stranamore. Imparagonabile il remake di Adrian Lyne del 1997, che rende comunque più esplicito l'erotismo. È un'opera che funziona bene sul versante grottesco, ma anche un dramma intriso di un suo disperato romanticismo che lascia il segno. Kubrick farà di meglio in seguito, ma in questo film c'è già molto della sua personalità e del suo stile.
voto 8/10
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