Regia di Sharon Maguire vedi scheda film
Per il suo secondo lavoro, Sharon Maguire, gioca d'azzardo e sceglie materiale scottante e d' attualità. I tempi della commedia alla "Bridget Jones" cedono qui il passo ad un registro drammatico e sofferto ma anche in questo caso ci troviamo di fronte ad un accorato ritratto di donna. Questa volta è il turno di Jane, giovane madre e compagna di un artificiere in un' Inghilterra post 11 settembre, anch' essa funestata e terrorizzata dalla minaccia di Al Qaeda. L' invadente voce fuori campo della protagonista ci spiega quanto il piccolo figlio sia l' unico vero barlume di felicità in un' esistenza piatta, poco emozionante, vittima di un' infinita serie di compromessi. E' proprio alla ricerca di una scintilla di vita che Jane si lascia sedurre da un giovane giornalista ma la loro relazione avrà vita breve poichè durante il loro primo amplesso, assisteranno in diretta all' attentato terroristico nel quale moriranno sia il marito che l' amatissimo primogenito di lei. Annientata dal dolore e dal senso di colpa, la donna cercherà di affrontare ed elaborare il proprio lutto indagando sull' accaduto e venendo a contatto con ambigui tutori dell' ordine ed altrettanto scomode verità. "Senza apparente motivo" è un tentativo coraggioso ma poco riuscito di raccontare le conseguenze della guerra al terrorismo sulla gente normale, con tutti i difetti che questa definizione comporta. Purtroppo il risultato è vagamente retorico e nonostante alcuni passaggi centrali effettivamente toccanti, la parte finale si perde clamorosamente nel voler mettere per forza tutti i tasselli al loro posto e si chiude su di un finale troppo consolatorio per essere verosimile. Detto ciò, la pellicola si avvale sicuramente di alcune sequenze suggestive come quelle della strage in diretta durante l' accoppiamento degli amanti o quella dei dirigibili che si librano nell' aria con impressi i volti delle indimenticate vittime dove s'intravede l' effettivo potenziale cinematografico di una storia come questa. E' quindi un vero peccato il fatto che la regista calchi troppo la mano e metta in scena una disperazione a tratti troppo forzata ed artificiosa e che si affidi poi ad alcune scelte narrative ad effetto eccessivamente didascaliche come, ad esempio, quella lettera ad Obama che rieccheggia persistentemente nella seconda parte del lungometraggio. Intensa e convincente la prova di Michelle Williams che lascia ben sperare in un roseo futuro da protagonista ; inspiegabilmente sprecata la presenza di McGregor confinato nel canonico e poco interessante ruolo del giornalista. Il bilancio è quello della classica occasione mancata.
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