Regia di Gilles Béhat vedi scheda film
Posso dire in tutta onestà di avere un debole per il cinema di Olivier Marchal ; ho adorato i suoi tre film da regista ed in questo "Diamond 13" di Gilles Béhat ho avuto il piacere di ritrovarlo sia come co-sceneggiatore che come interprete. Inevitabile che il genere della pellicola fosse quello a lui congeniale ed eccomi quindi ad assistere all' ennesimo gioiellino polar che difficilmente potrà mai essere prodotto o realizzato nel nostro paese. Mat e Franck sono amici da una vita ed entrambi poliziotti tutti d'un pezzo, di quelli che non scendono a compromessi con nessuno pur di portare a termine la propria missione ; il corpulento Mat, dal passato sentimentale instabile, è la punta di diamante dell' anticrimine mentre l'inossidabile Franck è in forze all'antidroga. Quest'ultimo, ormai minato nel fisico da un cancro allo stadio terminale, chiede l'aiuto del collega per sbrigare un ultimo affare poco lecito a danno di uno spietato gangster locale. Il colpo va a buon fine ma Franck rimane ucciso in circostanze misteriose. Toccherà al compagno Mat trovarne l' assassino fra complotti, tradimenti, omicidi, vendette trasversali e casi di corruzione ad alto livello. Niente di particolarmente originale ma il tutto è orchestrato con gran mestiere a partire da una regia sicura che non lascia nulla al caso e che gestisce con padronanza una struttura narrativa carica di sfumature. In "Diamond 13" tutto è al posto giusto : musiche, ambientazione, montaggio, interpreti. Tutto è ricoperto da un alone di cinismo e disincanto e finalmente non si ha paura di mettere in scena personaggi e situazioni politicamente scorrette. Nel mondo infame e senza scrupoli di Marchal e Béhat sono in pochi a salvarsi, i più deboli cadono come birilli e quelli che orchestrano nel buio riescono sempre a cavarsela. Nonostante tutto però, nell' impresa quasi solitaria di Mat, si riesce a percepire un vago senso di giustizia e voglia di riscatto che risparmiano allo spettatore una dose di pessimismo e disperazione a 360°. Grande Depardieu, debordante ed imbronciato dall'inizio alla fine del film, riesce a trasmettere il giusto senso d'inadeguatezza del suo personaggio di fronte agli eventi ed il suo mutare lento ed inesorabile sino alla soglia del furore. Preziosa la presenza dei coniugi Marchal, lui è Franck mentre lei è una giornalista che aiuta Mat a vedere chiaro nei giochi di potere degli alti vertici. C'è spazio anche per la nostra Asia Argento e, se vogliamo, il suo doppiaggio mancato è l'unica nota negativa della pellicola. La presenza scenica per certi ruoli ci sarebbe pure ma quell' abbinata di voce e dizione proprio non si può sentire. Meno male che a sistemarla, qui, ci pensa qualcun'altro.
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