Regia di Jorge Blanco, Javier Abad vedi scheda film
Dopo WALL•E ci si era illusi che il cartoon potesse ambire a una nuova leggerezza, sganciarsi dall’ossessione dei modelli narrativi, che fosse possibile trovare un altro modo di formulare i propri pensieri e che la rigidità di certi schemi si potesse aprire alla visione di un nuovo mondo (chiudere gli occhi e sognare Miyazaki). Planet 51 ricalca e ribalta il modello E.T. (l’astronauta Chuck atterra su un pianeta popolato da piccoli esseri verdi e l’unico disposto ad aiutarlo è un ragazzino fissato con l’astronomia) e mette in scena una popolazione extraterrestre esattamente uguale alla nostra – gli alieni vanno al cinema, grigliano in giardino e comprano fumetti - solo che vivono ancora negli anni 50. Non bastano un paio di antenne e il colore verdino per proclamare l’incontro e l’accettazione del “diverso”. Prodotto dalla Ilion Animation Studios e scritto da Joe Stillman (co-sceneggiatore di Shrek) Planet 51 porta avanti un’idea di cinema a suo modo “classico”, che ripristina le convenzioni nel momento stesso in cui sembra ribaltarle. Ma una sequenza bella c’è: la paranoia militare di trovare un nemico che dia senso alla propria esistenza sfocia in un momento di pura, liberatoria follia.
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