Regia di P.J. Hogan vedi scheda film
Ti senti giù perché il tuo conto in banca staziona sul rosso? Bazzecole, corri in un negozio e vedrai che starai subito meglio! Parola di Rebecca (ennesima) cronista all’assalto - più che d’assalto - dell’ultima collezione di Prada: perché lì sì che si nasconde il vero scoop. Ma, anche, vittima del male del secolo, lo shopping compulsivo, un piacevole circolo che si autoalimenta e che funziona con lo stesso principio attivo del metadone, sebbene venga spacciato sotto il falso nome di “terapia degli acquisti” (secondo il dizionario berlusconiano). Il trucco funziona finché la nostra non perde il lavoro, la sua carta di credito (ma non sarebbe più appropriato definirla di debito, come fanno i pragmatici inglesi?) entra in sciopero e lei si ritrova alla scrivania di una rivista economica a dispensare perle di saggezza sugli acquisti intelligenti. Già, perché dopo la sbornia consumistica immortalata da Sex and the City (di cui Il diavolo veste Prada è la versione moralista, I Love Shopping quella consapevole, dato che i postumi sono ancora tutti lì da smaltire), anche il cinema sa di non poter voltare le spalle alla crisi che dilaga e mette quindi in scena – con un tempismo da record – questa pellicola furba quanto rassicurante, solo apparentemente innocua. Un tentativo di autoassoluzione (in fondo vivere sopra le proprie possibilità è solo un peccato veniale!) che riecheggia però come il canto del cigno.
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