Regia di Andrej Konchalovskij vedi scheda film
Un film che poeticamente celebra la naturalezza dell'amore, che, se autentico e spontaneo, non è né selvaggio, né cerebrale, ma è una salutare fusione di istinto e romanticismo. Quello tra Sergej e Tanja si nutre dell'energia della loro gioventù e della tensione derivante dalla loro inesperienza. L'innamoramento trasfigura la realtà e spinge, chi ne è toccato, a gridare al mondo la sua universalità senza freni e, diversamente dall'amore maturo, prescinde dalle necessità e dalle logiche della vita, dai doveri e dalle distinzioni di ruolo all'interno della coppia, della famiglia e della società. Un impeto sottolineato, soprattutto all'inizio del film, dalla musica e dalle canzoni. Un sogno – a tratti, un vero e proprio delirio – che pervade tutta la storia, resistendo alla prolungata separazione tra i protagonisti, e facendosi forza trainante nelle avversità. Interessante l'appendice finale, in cui cambia, insieme alle tecniche di ripresa, anche l'atmosfera, apparentemente più cupa, ma, in effetti, solo più pacata: è la conclusione della teoria sviluppata nel film, che vede l'amore come un'esperienza che trasforma l'anima in maniera permanente, avviandone la crescita verso una sempre più profonda e consapevole adesione alla vita. "La romanza degli innamorati" è un melodramma con accenti da musical che si rifiuta di sprofondare nel tragico e, nei momenti più critici, preferisce affidarsi a quella miscela di saggezza, ironia e follia che è la ricetta ideale del pensiero positivo.
La particolarità di questo film risiede interamente nell'originalissima regia, che riesce a mantenere lo sguardo sereno e vivido, e persino festoso, anche nelle situazioni più drammatiche.
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