Regia di Morgan Spurlock vedi scheda film
Poveri americani. Solo loro hanno subito il terrorismo, solo contro di loro si sono accaniti quei cattivoni dei dirottatori-kamikaze, sempre e solo loro sono stati le vittime innocentissime delle malvagità dei soliti ignobili. Di Bin Laden nel mondo ce ne sono centinaia (migliaia? si pensi solo ai capi delle varie famiglie mafiose!), eppure questi dannati yankee rancorosi e sanguinari ancora non riescono a smettere di (desiderare di) versare sangue musulmano per appagare la propria smodata volontà di vendetta. Perdono? Non se ne parla nemmeno. Comprensione? Ma quando mai. E allora via con un documentario falsamente buonista, con risibile morale ottocentesca del tipo 'a questo mondo siamo tutti fratelli', che subdolamente finge di criticare lo scarso operato umanitario a stelle e strisce in Medio Oriente, puntanto in realtà il dito - anche abbastanza efficacemente, viste le condizioni di arretratezza in cui si trovano quelle zone - contro la presupposta mancanza di civiltà di arabi ed affini. E' triste constatare che, a sette anni dall'attacco terroristico alle torri gemelle, gli yankee siano ancora in giro per il mondo a gridare vendetta. Ma state pure comodi in poltrona, non scaldatevi troppo: di petrolio, di connivenza affaristica famiglia Bush-emiri arabi, di armi di distruzione di massa e 'liberazione dal tiranno' Saddam, in questa ora e mezza di battutine e risatine facili e comode, purtroppo non se ne parla. Un lavoro insensato e fintamente (anche auto-)critico, che a conti fatti esporta a livello mondiale (grazie alla distribuzione cinematografica) il terrore americano, quello provato e quello fatto provare.
Morgan Spurlock, americano medio, sta per diventare padre. Qual è la preoccupazione maggiore per il futuro del figlio in arrivo? Quella di dargli un mondo sicuro, in cui non si ripeta alcun 11 settembre. Perciò occorre andare a scovare Bin Laden e Spurlock parte per Egitto, Arabia, Afghanistan, a chiedere del noto terrorista miliardario. No, non lo troverà.
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