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Ti amerò sempre

Regia di Philippe Claudel vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Ti amerò sempre

di omero sala
6 stelle

 

Un film difficile e duro, come duro e difficile è l’argomento che tratta.

Juliette (Kristin Scott Thomas) esce dal carcere nel quale ha scontato quindici anni di pena per un omicidio. La sorella minore Lèa (Elsa Zylberstein), sposata e con due figlie adottive, la va a prelevare e la accoglie in casa tentando di recuperare un affetto atrofizzato. La appena conquistata libertà però non sembra portare sollievo: Juliette è uscita di prigione, ha scontato il castigo inflittale dalla giustizia, ma non riesce ad uscire dalla pena che la domina irreparabilmente.

La vita la incalza.

La sorella cerca la sorellanza perduta, le tenerissime nipotine la reclamano, un corteggiatore la accudisce con finissima sensibilità.

Perfino il confronto con le ragioni del dolore di altri potrebbe servire a farle superare l’angoscia: tutti attorno a lei camuffano un dolore nascosto sotto la corteccia della quotidianità: la sorella che non vuole figli ma ne ha bisogno, il vecchio suocero di sua sorella che per ragioni oscure si rifiuta di parlare, il suo corteggiatore che ha perso la moglie, il poliziotto incaricato della sua libertà vigilata che è separato, vive male la sua solitudine, sogna l’Orinoco ed infine – anch’egli compiendo un gesto di libertà – si spara in bocca.  

In alcuni momenti Juliette sembra quasi sul punto di raccogliere i brandelli della sua frantumata esistenza, ma il peso che la opprime è ineliminabile.

Per tutta la durata del film, lo sguardo cupo e il volto tormentato di Kristin Scott Thomas domina la scena. E non ci è dato di sapere le ragioni di questa sofferenza.

Solo alla fine del film si saprà che l’omicidio commesso, il crimine inconfessabile, è stato quello di porre fine alla vita e agli atroci dolori del figlio gravemente malato, in un estremo atto di compassione e di amore: ma il sapere le ragioni dell’omicidio non è di conforto per nessuno, nemmeno per lo spettatore, raggelato dalla cruda rivelazione, costernato dalla pietà.

 

La grandezza tragica dei personaggi viene resa da Claudel con una sceneggiatura scarna (lodevole per un regista-scrittore), fatta di lunghi silenzi, e dalla interpretazione contenuta, inespressiva, congelata della protagonista che per tutta la durata del film è presente ma distante, estranea, assente.

 

Il finale – lo svelamento delle ragioni dell’omicidio e le urla della sorella – può sembrare liberatorio ma è straziante.

Forse Juliette ritroverà la voglia di vivere, ma la pena che non ha cancellato in quindici anni di carcere ha impresso nella sua anima, non solo nel suo sguardo, i segni incancellabili dell’angoscia.

E il problema dell’eutanasia, della morte data per infinito amore, resta sullo sfondo, con il suo inesplicabile tormento.

 

 

Kristin Scott Thomas

Ti amerò sempre (2008): Kristin Scott Thomas

 

 

 

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