Regia di Philippe Claudel vedi scheda film
l castigo come presunta e ritenuta giusta espiazione a un indicibile colpa.Un soggetto così non sarebbe dispiaciuto a Simenon specialista nel creare personaggi fascinosi con un passato ricco di segreti e misteri.Verte su un mistero iniziale il film di Claudel,un melodramma femminile sulla lontananza e sul ritrovarsi di due sorelle tenute lontane per quindici anni.Non casualità,non destino,ma preciso disegno.Juliette esce di prigione,completamente sola e trova la sorella,per lunghi anni perfetta estranea,ad attenderla e ad ospitarla in casa.E piano piano cominciano a conoscersi,superano la diffidenza reciproca,mettono da parte i rispettivi rancori che le hanno allontanate.La vicenda con tutte le sue luci e ombre si dipana lentamente ma gradualmente,a poco a poco si intuisce la gravità della colpa di Juliette,si intuisce la sua ostracizzazione da parte di una famiglia che non vuole essere associata a tale vicenda(la classica provincia francese vittima di chiacchiericci e pettegolezzi nella miglior tradizione chabroliana).Ma il tempo cambia tutto,si dice che risana le ferite,ma forse non tutte le ferite possono cicatrizzare.Juliette è una belva ferita ma silenziosa,lei medico,brillante ricercatore deve accontentarsi di un posto da segretaria in un ospedale(e quanti posti non l'hanno accettata alla faccia della giusta riabilitazione dei detenuti) e soprattutto deve vincere la diffidenza di chi la circonda,soprattutto di quelli che sono vicini a lei.Il film è la storia del percorso di avvicinamento tra le due sorelle,grazie alla famiglia di Lea,soprattutto alle figlie adottive di lei.Juliette comincia ad annusare il mondo che le sta intorno e in fondo dopo un iniziale ritrosia si accorge che non è così male.Claudel ha mano felicissima sia nella direzione delle due protagoniste,assolutamente straordinarie,soprattutto la Scott-Thomas che mette a disposizione per primissimi piani impietosi il suo volto che comincia a portare seducenti segni del tempo,sia nel creare personaggi secondari che non siano solo piatte figure sullo sfondo:e così abbiamo il poliziotto che probabilmente ha nella sua anima più cicatrici di quelle che ha Juliette,il nonno muto ma che legge in continuazione rassicurando con la sua presenza,il marito di Lea che vive con disagio la convivenza con quella che all'inizio è una sconosciuta,il gruppo di amici con le loro divagazioni surreal-letterarie e forse un nuovo futuro amico con cui condividere tante cose.E la tragedia che ci viene raccontata prima di deflagrare nel confronto tra Juliette e Lea incombe su questa famiglia allargata,una sorta di convitato di pietra.E'un film di parola (ma non ci si annoia mai),di occhi che fissano il vuoto alla ricerca di chissà cosa, ma soprattutto è un film di silenzi assordanti,di solitudine voluta o trovata per volere degli altri,di primi e primissimi piani usati quasi per frugare tra le pieghe dell'animo.E non è un caso che molte delle confidenze che le due sorelle si fanno vengono fatte in piscina,nel mezzo acquatico,silenzioso per eccellenza.Juliette subisce una metamorfosi acquisendo di nuovo amore per se stessa,forse pensando di aver pagato abbastanza per la sua colpa,dichiarando a pieni polmoni l'amore per suo figlio.Quel grido rimasto soffocato per tanti anni,finalmente viene fuori e viene accolto,ma soprattutto viene di nuovo riallacciato quel legame tra sorelle interrotto tanti anni prima ...
regia intrigante che dipana a poco a poco il mistero
grandissima prova
bravissima
non male
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