Regia di Philippe Claudel vedi scheda film
A volte un interprete di valore, vedi il caso Rourke con "The wrestler", ha bisogno di staccarsi dallo star-system per tornare a farsi apprezzare e riprendersi l'attenzione sulle sole doti recitative che ha. Kristin Scott Thomas per qualche anno è stata coinvolta in progetti importanti, recitando al fianco di grossi calibri del box-office e lavorando sotto la regia di autori di prima fama: negli ultimi tempi si era defilata, ed è stata scelta per il ruolo di protagonista del film d'esordio di uno scrittore passato alla regia, Philippe Claudel. Debutto, va detto, all'insegna della misura e dell'eleganza, considerato che il tema di una donna uscita di prigione e chiusasi in una discrezione vicina all'isolamento, nonostante sia stata ripresa in casa dalla sorella più giovane e dalla sua famiglia, che conserva un segreto pesantissimo, poteva risolversi in un trionfo lacrimevole da feuilleton di bassa qualità. La Scott Thomas, nel dipingere l'afflizione perpetua di una donna fascinosa ma quasi scostante nella sua chiusura, lascia esplodere il dramma personale che le sta dentro in sottofinale, con una notevole bravura nel saper cambiare i toni dell'interpretazione:e in questo dramma borghese, che non stravolge, però fa pensare molto, anche dopo la ripugnante baraonda sorta attorno al caso Englaro, colpisce la sobrietà della regia nel trattare la materia difficoltosa e ricca di inciampi morali ed etici scelta.
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