Regia di Gabriele Salvatores vedi scheda film
Si vede che è un film tratto da un racconto di Ammanniti: violenza, ignoranza, incomprensione, fastidio ci vengono ammanniti senza parsimonia da un Salvatores sempre più oscuro (nelle tinte metaforiche e in quelle fotografiche) e preoccupantemente negativo. Negativa è la storia di un uomo che nega una realtà difficile (tipico dei leghisti e dei fascisti: autarchia, negazione dell'altro da sè), di un figlio a cui è stata negata la figura della madre, di un altro uomo a cui la vita (il destino, ma anche la mano umana) ha negato una decorosa esistenza, insomma tutto il film parte da qualcosa che manca o che va contro la regola, la norma, l'evidenza. Ed in negativo finisce per essere pure il bilancio finale del film: perchè tutta questa tetraggine (clamorosamente infinita la sequenza dell'omicidio, in cui a fatica si distinguono gli umani dalle altre masse informi presenti sullo schermo) mette un'enorme angoscia, ma distoglie dal vero buio del film, cioè quello dell'idiozia del razzismo, del qualunquismo, dell'odio che è in sostanza il vero protagonista della storia (troppo poco risalto al provincialismo, alla piccolezza dei protagonisti, al meschino che cova in tutti loro). Se i protagonisti sono (metaforicamente) ciechi, non vuol dire che devono diventarlo pure gli spettatori. 5/10.
Un ignorante operaio leghista, separato, impartisce lezioni di violenza, razzismo e brutalità al figlio adolescente. Quando il vicino di casa, malato di mente, stupra ed uccide la ragazzina del figlio, l'uomo interviene, ma finisce per essere accusato lui dell'omicido.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta