Regia di Jerry Calà vedi scheda film
C’è Mara Venier (ex moglie, nella vita, di Jerry) ad aprire e chiudere questo autentico scult, che se non fosse per il suo - chissà quanto volontario - metalinguaggio, sarebbe da 1 in pagella, tanto sono volgari le battute, tanto è sfacciato il product placement (tutti i protagonisti del film viaggiano sulla stessa auto!), tanto è televisiva la regia, al punto che Torno a vivere da solo passerà alla Storia (si fa per dire) come una versione laica di Nonno Libero: un Medico in famiglia spogliato di qualsiasi connotazione cattocomunista. Il senso dell’operazione è: a vent’anni mandare a quel paese la famiglia e rintanarsi in un guscio ha il suo perché (la pellicola è una sorta di seguito ideale del “cult” Vado a vivere da solo che Marco Risi realizzò nel 1982 proprio con Calà), a cinquant’anni suonati e viste le lune contemporanee forse è meglio accettare di mischiarsi dentro una famiglia allargata che può comprendere padre e madre che non si sopportano più, l’amico gay che finalmente trova l’amore con un trans brasiliano, gli insopportabili figli che se non sei “figo” non ti cagano e le mogli emancipate che tentano prima con gli sbarbati e poi - a rotazione - con gli amici del weekend. Se script e timone lasciano a desiderare, il cast è curioso, a cominciare da un Enzo Iacchetti omosessuale davvero centrato.
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