Regia di John Schultz vedi scheda film
Domenica 30 agosto, l’ultima domenica d’agosto. Tempo incerto. Il giorno prima ero stato col mio adorabile cugino Matteo al concerto di Cristiano De André a Civitella del Tronto (spettacolo puro, poi per uno che per diciotto anni ha ascoltato pressoché tutta l’opera del padre…) ed essendo tornato alle quattro di notte mi ero stancato non poco. Allora l’indomani decidiamo di andare al cinema. Decidiamo chi? Noi altri del mare. Poiché al mare non ci conveniva stare, meglio andare al cinema. Partiamo io e Marco, il mio migliore amico, alla volta dell’Arca (di Noè), un centro commerciale all’aperto che si districa lungo corso Federico Fellini. (A proposito: voglio diventare cittadino onorario di Pineto. Chi è il genio che si è inventato via Aldo Fabrizi, via Roberto Rossellini, via Vittorio Gassman, via Amedeo Nazzari, via Raf Vallone, via Mauro Bolognini e via dicendo? È il mio capo). Passiamo alla fermata dell’autobus e troviamo Francesco detto lu Sciengion (il cencione, non trovo termini italiani per definirlo), Marilisa, Marianna, Tilde e Barbara. Che fate? Aspettiamo l’autobus, fa caldo, è umido. Venite in macchina con noi!, propongo. No, dai, fa Marco, se mi becco siamo morti… Alla fine la Hyundai Coupe di Marco (che può portare massimo cinque cristiani) accoglie generosamente ben sette persone. Marco alla guida, accanto a lui il grosso Francesco con in braccio la piccola Marilisa, e dietro Barbara compressa, io spalmato, Tilde soppressa e l’euforica Marianna allungata.
Su Marianna andrebbe intrapreso un discorso interessante: è un personaggio allucinante, ha una lingua infernale ed è assolutamente deliziosa. Vuole fare la regista (la terza persona al mondo che conosco che vuole fare il regista dopo me e Monica Potè d’Ortona) e divora film, libri (ha appena finito l’insopportabile Stabat Mater e L’ombra del vento) e cd (fan dei Green Day e di De Gregori), e intanto se la spasso: un mito, ad ottobre farà diciotto anni. Sua cugina Marilisa (odia il vero nome Maria Elisa), invece, è meno esaltata, ma trasmette una serenità, una pace, una tranquillità rare, una donna da sposare, tosta com’è tra l’altro. Insomma, il viaggio da incubo (con memorabile coro di Domani, ormai la nostra canzone dell’estate assieme all’imprescindibile Canzone del sole) finisce e ci troviamo tutti sudati all’arcadinoè, dove troviamo Andrea, Piattelli, EnRico (dalla erre in gola che prendo in giro simpaticamente da almeno dieci anni), la sua ragazza Lucia, sua cognata Caterina, sua sorella Checca, il fratello di Tilde Umberto, Ludovica, Marta, Simona, il suo ragazzo Massi… insomma una carovana. E che fa la carovana? Si divide. Siccome francamente non c’erano un film davvero interessante da vedere e neppure una scelta condivisa, ognuno fa di testa sua. Il messaggero non mi passa nemmeno per l’anticamera di andarlo a vedere, L’era glaciale 3 in qualche modo me lo vedrò in altri momenti, Harry Potter manco a pensarci (troppo lungo perdipiù)… Alieni in soffitta.
Sì, Alieni in soffitta. Mi puzza di cavolata intelligente. Entro in sala con Marianna, Marilisa e Tilde. Me ne accorgo subito che non stiamo nei pressi di Incontri ravvicinati del terzo tipo, ma sticazzi. Resoconto finale: mi schiatto di risate. Sarà il bisogno di leggerezza di questo periodo, sarà la compagnia gioiosa, sarà l’effettivo divertimento del film… insomma, io di fronte ad alcune scene mi sono letteralmente sciolto. Il tizio biondo e antipatico che dimostra trent’anni e si fa la diciottenne di High School Musical (che era più bruttina prima, adesso è una bella gnocchetta) viene colpito nelle parti basse dal nerd irredento e cosa si mette per lenire il dolore? Una busta congelata di piselli. Dai, non è da tutti. È assolutamente fantastico. Poi anche l’arrivo degli alieni merita una menzione: un po’ Armata Brancaleone, un po’ Space Jam con quei quattro marziani che sono un po’ la sintesi di tutto il nostro immaginario alienico (chi con quattro mani, chi con la mascella mussoliniana, chi col passo da cerbiatta e via dicendo) ma con le caratteristiche degli umani più tipici. Film profondamente americano (la difesa della Patria, nonostante il cosmopolitismo dei nostri eroi) ma anche universale per l’arte di arrangiarsi nelle situazioni più assurde, nella sua media mediocrità di finta avanguardia tecnologica è un capolavoro di involontaria demenzialità infantile senza pretese (e sta proprio qui la sua forza). La nonna sotto l’effetto della manipolazione che dà sfoggio delle sue mosse di kung fu è spettacolare. L’alieno buono non sarà E.T. ma entra nel cuore (Tilde, piccola citila dell’età di quattordici anni, mi si è sciolta) con quei suoi occhioni alla Wall-E. Quando le luci si riaccendono Marianna urla: “Questo film è tutto”. Marilisa ha l’espressione delle bambine che indossano per la prima volta le Lally Kelly. Tilde quasi mi piange. Insomma usciamo e siamo soddisfatti: non c’aspettavamo nulla, ci siamo ritrovati di fronte ad un film assolutamente non disprezzabile.
Barbara, te che hai visto? Il messaggero. Con Marco che ci provava (marpione com’è). Pessimo filmetto. Voi altri? L’era glaciale, ma il 3D si è bloccato dieci minuti dopo l’inizio. Me la rido. Ci rimettiamo in macchina. Il viaggio di ritorno in sette. Ancora una volta. Meglio tacere, ah.
Voto: 7.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta