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Vacanze per un massacro

Regia di Fernando Di Leo vedi scheda film

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La recensione su Vacanze per un massacro

di giurista81
3 stelle

Softcore che anticipa di qualche mese La Casa Sperduta nel Parco (1980) di Ruggero Deodato, ma che arriva dopo i ben più qualitativi L'Ultimo Treno della Notte (1975) e Autostop Rosso Sangue (1977). Fernando Di Leo, asso del noir all'italiana, si trova a dirigerlo in via di amicizia per venire in soccorso a un produttore in difficoltà economica. Il film, scritto e originariamente affidato al modesto Mario Gariazzo, riesce così a beneficiare della regia di un vero e proprio maestro, peraltro reduce dall'erotico a presa drammatica Avere 20 Anni (1978). Il miracolo però non si confeziona e al botteghino risulta comunque un flop. Girato in dodici giorni con un budget pressoché inesistente, è quasi tutto ambientato in una piccola casetta della campagna abruzzese (anche se si suggerisce di essere in Toscana) con un cast artistico modesto tanto da dare l'idea di un prodotto a matrice amatoriale. Di Leo gioca con le splendide musiche di Bacalov, molto delle quali riciclate da Milano Calibro 9, e col montaggio, gestendo primi piani e dirigendo piuttosto bene gli attori. Ciò detto,Vacanze per un Massacro resta un modesto film tirato per le lunghe con una lunga serie di scene erotiche (alcune ai limiti dell'hard) che prendono presto la strada della perversione sessuale. Lorraine De Selle (odiosa) è costantemente nuda e su di lei punta forte Di Leo. Si atteggia, provoca, si mostra come madre l'ha fatta senza remore e senza pudore, finendo addirittura per amoreggiare con un assassino evaso dall'ospedale psichiatrico giudiziario. È lei la vera protagonista, un personaggio borghese che fa del sesso e dei soldi la sua unica ragione di vita, poco interessandosi dei legami familiari (cornifica la sorella con il marito della stessa) e dei valori etici (è disposta a fuggire con un killer pur di beneficiare del bottino provento di un crimine). Non a caso verrà definita una “sciacquina” persino dal bandito di turno. Quest'ultimo, interpretato dall'ex attore pornografico Joe Dallesandro, è un soggetto mono espressivo dalla virile fisicità che vuol recuperare il bottino di 300 milioni che ha sepolto sotto il camino di una villetta prima di essere arrestato. Penetrato all'interno dell'abitazione, terrà sotto scacco i tre occupanti (un uomo e due donne) riscoprendo, tra una picconata e l'altra, stimoli sessuali sopiti. Attenzione però, a differenza della pellicola di Ruggero Deodato, Di Leo non lo caratterizza come un perverso e deviato stupratore. Il personaggio di Dallesandro conquista le donne, le fa cadere tra le sue braccia. Si opera infatti una sorta di ribaltamento dove il valore di discredito viene fatto ricadere sui borghesi. Sono le persone comuni a essere malate, non il killer che si ammanta dell'aura del bello e dannato. Il killer diviene allora una sorte di punizione e forse a questo si ricollega lo strano epilogo, più di presa metaforica che realistica (l'errore del killer sarebbe infatti troppo marchiano).

Assai modesto in scrittura, Vacanze per un Massacro si lascia ricordare per gli assassinii al rallentatore, la presenza di Dallessandro (un feticcio di Andy Warhol) con la De Selle che lo loda per come sa fare l'amore (lo credo bene, vista l'esperienza maturata anche come gigolò e attore impegnato in rapporti sessuali con uomini) e una spiccata dose di erotismo perverso. Tra i film più deboli di Di Leo.

 

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