Regia di Brian Goodman vedi scheda film
Film arrivato da noi direttamente sulla televisione in chiaro, senza aver avuto nessuna distribuzione ne in sala ne in dvd (uscito successivamente), è un prodotto piuttosto solido che affonda letteralmente nella vita della piccola criminalità che si dimena tra l’esigenza di sopravvivere ed il desiderio di sistemarsi per sempre.
Paulie (Ethan Hawke) e Brian (Mark Ruffalo) sono cresciuti insieme alle dipendenze di un piccolo boss di Boston, facendo per lui lavoretti loschi di ordinaria amministrazione con paghe ridotte al minimo.
Brian ha una famiglia a cui pensare, ma alcol e droga lo annebbiano, entrambi vorrebbero fare il grande salto smarcandosi dalla normale routine e l’occasione buona parrebbe essere l’assalto ad un portavalori.
Ma Brian, dopo la convinzione iniziale, è dubbioso, da un lato desidera svoltare, ma dall’altra sa benissimo che qualora qualcosa andasse storto vorrebbe dire dare l’addio definitivo ai suoi già precari affetti.
Il film di Brian Goodman si apre con uno sguardo periferico a quello che poi sarà il (pre)finale, che poi è il momento migliore di tutta la pellicola, per il resto costruita con un impianto classico, non certo nuovo, ma complessivamente ben calibrato.
Il montaggio è serrato (in alcuni casi anche un po’ troppo spericolato) gli accadimenti si susseguono incessanti ed è soprattutto il personaggio di Brian (molto bravo e partecipe Mark Ruffalo) ad essere l’ago della bilancia riuscendo a precipitare molto in basso, ma pur con tutte le difficoltà del caso anche legato alla moglie (Amanda Peet) e ai suoi due figli a cui non è riuscito a dare quanto vorrebbe.
Una Boston per lo più fredda, imbiancata, cupa e fotografata nei quartieri più popolari (niente grattacieli, ma solo tante piccole casette monofamiliari) è un ambient adeguato per la vicenda che si racconta.
Ed è il finale “nascosto” (un’ottima idea cinematografica che è un vero e proprio colpo d’ala) ad offrire più spunti, tra il dubbio di essere inappropriati (tanto da spingere Brian a dire che per la sua famiglia sarebbe meglio se lui scomparisse dalla loro vita), l’incapacità di collocarsi all’interno del mondo onesto e la consapevolezza che le occasioni passano e che gli errori si pagano a caro prezzo.
Buono il contributo del cast, oltre ad un mutevole Ruffalo, Ethan Hawke mette definitivamente nel cassetto la faccia (ed i ruoli) da bravo ragazzo e Amanda Peet risulta matura e donna completa come raramente le è capitato in passato.
In sintesi, non un film indimenticabile, ma sicuramente un prodotto affidabile valorizzato da una narrazione incalzante e da personaggi ben strutturati.
Più che discreto.
All'interno di un'impalcatura classica riesce a proporre alcuni colpi d'ala.
Preparato.
Bella parte, dura, ma lontana dall'essere monocorde, con un percorso di maturazione incerto.
E Ruffalo conferma di essere attore dotato (e sottostimato?), in grado di conferire spessore al suo personaggio.
Bravo.
Altro ruolo decisamente più vicino all'inferno che al paradiso.
Dimostra, e non è la prima volta negli ultimi anni, di poter ben figurare anche in questi contesti.
Maturato.
Credibile, ed emotivamente presente, nei panni della moglie di Brian.
In crescita.
Valido.
Oltre che regista, si ritaglia anche il ruolo del Boss di quartiere Pat Kelly.
Piuttosto efficace.
Nei panni del Detective Moran che ha un conto aperto con i "nostri".
Sufficiente.
Sufficiente.
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