Regia di Ernst Lubitsch vedi scheda film
Un Lubitsch misconosciuto ai più per ragioni ovvie: è stato rinvenuto da poco tempo dopo un oblio durato più di settant’anni. La copia che abbiamo a disposizione è quella restaurata dopo il ritrovamento ed è decisamente splendida. Il film in sé per sé è curioso ma non memorabile, certamente interessante per l’inconfondibile tocco del maestro della commedia. Infilando sequenze originali incorniciate in cerchi od ovali, riquadri ondulanti e a zig zag, Lubitsch mette su un irresistibile commedia avventuresca sulla guerra, proprio a pochissima anni di distanza dalla fine del conflitto mondiale. In questo affresco spudorato e grottesco emergono l’ampollosità retorica dei grandi colonnelli e generali, la semplicità esistenziale degli umili, lo squisito gusto delle scenografie e dei costumi. Il contenitore nel quale si muovono i personaggi è bizzarro: un po’ Alice nel paese delle meraviglie, ci sono molti elementi stravaganti, che creano un’atmosfera a dir poco surreale, giocata sulle forme e sui colori (che non si possono vedere per il bianco/nero ma di cui si avvertono le cromaticità – è un lavoro di fantasia dello spettatore), e la scansione in atti permette di saltare da una situazione all’altra portandosi appresso diversi allestimenti. La lieta fine è d’obbligo, ma il tono non è mieloso, anzi: Lo scoiattolo ha qualcosa di metafisico e sottilmente comico, vive di trovate ironiche e si registra come una delle opere più moderne mai realizzate allora. Sia sul piano teorico che pratico, sia a livello di script che di figurativismo. È un film immaginifico in cui si scatenano la creatività e l’energia, strambo e buffo. Satirico e dalla struttura abbastanza corale, beffardo e fumettistico, antimilitarista purosangue. Non tutto funziona (forse se la piglia un po’ troppo per le lunghe), ma nonostante tutto da recuperare.
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