Espandi menu
cerca
Il bambino con il pigiama a righe

Regia di Mark Herman vedi scheda film

Recensioni

L'autore

manuel88

manuel88

Iscritto dall'8 luglio 2011 Vai al suo profilo
  • Seguaci 5
  • Post -
  • Recensioni 132
  • Playlist 4
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi
Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Il bambino con il pigiama a righe

di manuel88
10 stelle

Come è ben noto una delle più grandi tragedie della storia è stata l’Olocausto. Un evento prevedibile ed indimenticabile che costò la vita a milioni di persone e influenzato per sempre il modo di pensare dei posteri. L’Olocausto, comunemente chiamato “shoà” dalla popolazione ebraica significa letteralmente “distruzione”.

Alla base delle teorie razziali e dell’antisemitismo elaborate da Hitler vi è la completa estromissione sociale degli ebrei in quanto considerati da lui una razza inferiore alla sua, cioè quella “ariana”, quella pura. All’epoca inoltre gli ebrei cominciavano ad essere importanti dal punto di vista economico.

Secondo l’opinione del capo tedesco la storia è la dimostrazione che solo la razza più forte è quella a dominare il mondo e il compito dello Stato è mantenere tale razza sana e invincibile per mezzo della guerra, l’unico strumento per dare un senso più nobile all’esistenza di un popolo.

Hitler fece così internare milioni di ebrei nei cosiddetti “campi di concentramento” il cui scopo era relegare e successivamente uccidere dopo molteplici torture le “persone” che lui definiva nemiche.

In questi campi le persone detenute ingiustamente erano costrette a lavorare con la forza, a farsi schiavizzare, a farsi sottoporre a torture e spesso venivano utilizzate come cavie per esperimenti scientifici. Dopodiché venivano bruciati.

In questi luoghi non erano solo deportati ebrei ma anche dissidenti politici, omosessuali e uomini e donne di colore…e tutti erano identificati per mezzo di numeri o colori come se fossero degli animali.

L’Olocausto ha spezzato vite, sogni, speranze e ha strappato l’innocenza ai bambini, che invece di essere protetti venivano torturati e uccisi da quelli che comunemente chiamavano “adulti” ma che erano bensì bestie disposte a tutto pur di ubbidire ad un uomo tiranno e bramoso di potere.

La società moderna, con tutta la sua frenesia e la sua smania di successo spesso non si ferma a riflettere su quanto il periodo nazista abbia influenzato la storia mondiale e molte vite. Ancora oggi i pochi sopravissuti sono traumatizzati da quel periodo.

Il film di Mark Herman, adattamento cinematografico dell'omonimo romanzo di John Boyne è un vero esempio di quanto il cinema possa offrire svariati argomenti su cui riflettere.

Questo film poetico e ricco di significato si propone di confermare quanto un valore puro come l’amicizia possa unire ciò che le barriere razziali e il pregiudizio dividono.

Il film è ambientato nel 1941 durante la Seconda Guerra Mondiale. Bruno (Asa Butterfield) è un tenero bambino di 8 anni che vive assieme ai genitori e alla sorella dodicenne Gretel in una bella casa nella periferia di Berlino. Il padre è un ufficiale tedesco e a seguito di una promozione decide di trasferirsi con moglie e figli in campagna.

Bruno, si ritrova improvvisamente in una casa nuova, lontano dai propri amici e impossibilitato di “esplorare” i dintorni di casa sua perché l’apprensiva madre glielo impedisce categoricamente.

Un giorno dalla finestra della sua camera Bruno vede delle persone all’interno di un recinto, tutte vestite con un “pigiama a righe”. La madre fa credere al bambino che quelle persone siano “contadini” che lavorano in una “fattoria”.

In realtà la costruzione è un campo di concentramento e a Bruno viene vietato di andare là a giocare con i bambini.

Nel frattempo a casa arriva un nuovo tutore che educa lui e la sorella all’ideologia nazista.

Quando prima Bruno leggeva solo romanzetti d’avventura ora gli viene imposto di leggere solo testi a sfondo nazista che non riesce a comprendere. Mentre la sorella comincia ad aderire a tale pensiero Bruno né è contrariato non capendo il motivo perché gli ebrei debbano essere considerati cattivi, anche perché Pavel, un prigioniero ebreo che lavora in casa è molto gentile con lui.

Il bambino scopre il modo di “evadere” da casa e decide di esplorare il territorio circostante casa sua. Arrivando a quella che lui credeva fosse una fattoria fa amicizia con Shmuel (Jack Scanlon), un bambino ebreo rinchiuso nel campo che diventa fin da subito suo amico.

Bruno trascorre così le sue giornate con Shmuel portandogli da mangiare ma soprattutto il suo affetto. Il ragazzo non comprende perché quel bambino sia vestito perennemente con un pigiama a righe su cui è stampato un numero e così nella sua ingenuità crede che sia tutto un gioco.

L’inesperienza di Bruno e il suo attaccamento verso il bambino ebreo lo porta un giorno a oltrepassare il filo spinato che li separa per poterlo aiutare così a ritrovare il padre che non vede da tre giorni. Shmuel procura un altro pigiama a Bruno, e mimetizzato quest’ultimo entra nel lager.

Ad un certo punto scoppia una gran confusione e i due bambini assieme agli altri detenuti vengono spinti in una camera pensando che si dovessero fare una doccia e invece vedono aprire sopra le loro teste una botola dalla quale esce del gas…

Un film intenso e coinvolgente che cerca di offrire allo spettatore una visione singolare sugli effetti che il pregiudizio e la violenza possano avere sugli innocenti.

Un film che colpisce profondamente nell’animo dello spettatore in quanto lo spinge a pensare non solo alle conseguenze della violenza gratuita ma anche su come l’innocenza infantile spesso può essere vittima della cattiveria di quelli che dovrebbero essere gli adulti intelligenti.

I TEMI principali del film sono quindi l’innocenza rubata, l’incosciente furia degli adulti, l’ingenuità infantile e il pregiudizio nei confronti degli ebrei o delle persone “diverse” da noi.

Il film è la dimostrazione di quanto l’amore, il rispetto e la tolleranza reciproca possano avere la forza di rompere quei vincoli imposti dalla società in modo da potersi aprire così alla comprensione e al dialogo corrisposto.

La pellicola è accompagnata dalle magnifiche musiche del premo Oscar James Horner (Titanic) che fanno da scenario ad una favola nera tenera e commovente.

La sceneggiatura si dimostra essere sensibile, ricca di significato, originale e mai scontata. E’ scorrevole e possiede il giusto ritmo e soprattutto è priva di “momenti morti”.

I dialoghi sono buoni e non cadono nel classico cliché cinematografico sull’olocausto. La morale c’è ma non viene ostentata troppo. L’intento era dare al film un aspetto fiabesco in coincidenza con il sensibile mondo dei bambini.

La fotografia risulta molto d’impatto in quanto concorre ad accrescere di ombre i volti del cast, con dei primi piani veramente d’effetto.

Anche la regia come il montaggio è accurata. Molto incisiva la scena finale in cui il film si chiude in dissolvenza con la camera a gas.

Il cast è di tutto rispetto cominciando dai bambini, che si esprimono in maniera naturale dando ai loro personaggi verità e carisma.

Asa Butterfield interpreta molto bene il ruolo di Bruno, un bimbo dolce e sensibile che non riesce a comprendere quanto gli adulti siano meschini. Toccante è la scena in cui Bruno, nella sua ignoranza di bambino chiede a Shmuel il significato dei numeri sul pigiama, il perché non può giocare a pallone e perché non può uscire da quel posto.

David Thewlis interpreta il ruolo del padre Ralf con il giusto spessore. Da un lato è un padre amorevole, che pensa al bene della famiglia ma dall’altra è un uomo spietato legato saldamente al suo ruolo di ufficiale delle SS tedesche.

Vera Fermiga, interpreta invece il ruolo della madre,una donna che ama profondamente la sua famiglia ma che si ritrova tradita dal marito che non gli aveva detto niente in merito al campo di sterminio adiacente casa. La donna è preoccupata per i figli, sugli esiti che quel luogo possa avere su di loro dal punto di vista psicologico;anche dopo aver visto con i suoi occhi un camino dal quale usciva il fumo scaturito dal bruciamento dei corpi degli ebrei.

E infine sicuramente degno di nota il giovanissimo attore Jack Scanlon, che in questo film debutta nel ruolo di Shmuel.

Sicuramente “Il bambino con il pigiama a righe” è uno dei più bei film degli ultimi anni.

Voto: 10+

 

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati