Regia di Vincent Garenq vedi scheda film
Emmanuel adora i suoi nipotini, fa il pediatra e vuole disperatamente un figlio suo. Sfortunatamente il suo compagno non è d’accordo e i servizi sociali francesi non concedono adozioni alle coppie gay. Così Manu, quando incontra Fina, una ragazza argentina senza permesso di soggiorno, le propone un matrimonio d’interesse: in cambio della cittadinanza francese lei dovrà dargli un figlio. Baby Love (altro caso di “titolo italiano” inglesizzato: l’originale, infatti, recita Comme les autres) ha il merito di dare rappresentanza e visibilità al desiderio legittimo di tanti omosessuali di poter diventare padri e Vincent Garenq usa la commedia per ingentilire il passo di quello che poteva essere un dramma agrodolce. Ma la sceneggiatura, che abusa di alcuni stereotipi, e una regia in alcuni passaggi meccanica e forzata non riesce a farsi carico della violenza e del dolore (le implicazioni di un ricorso alla madre surrogata, l’abbandono di un figlio, il legame tra genitori per contratto) che il film mette in scena anche a dispetto di sé stesso. In questo modo si ha l’impressione che nel film si faccio un “uso” utilitaristico dei personaggi, delle storie e dei corpi: tutti al lavoro per realizzare l’ossessione di un figlio, tutti schiavi di questa oscura fantasia.
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