Regia di Fred Cavayé vedi scheda film
POUR ELLE
Dopo Kafka, la rappresentazione del mondo non è stata più la stessa. L’incubo di qualcosa di estraneo e indefinito che possa attentare ai tuoi giorni sembra far parte della vita.
Pour elle risente, seppur da lontano e solo all’inizio, dell’atmosfera di Il processo. Una donna viene prelevata brutalmente dalla polizia, sotto gli occhi del marito e del figlio piccolissimo. Non ne sa il motivo.
L’impara subito dopo, però, e rischia di finire i suoi giorni in galera per un delitto che non ha commesso. Il film ‘funziona’. È l’improbabilità dell’evolversi della trama a conferirgli dignità drammatica; è la casualità crudele della situazione a renderlo credibile. A partire dall’errore giudiziario di cui Lisa è vittima. Una serie di coincidenze millimetriche, ma del tutto realistiche, ora rende plausibile – e senza speranza – la condanna di un innocente, in altri momenti sposta le sorti dei protagonisti per portare ad una conclusione della storia densa d’interrogativi.
Il ruolo principale del film è quello del marito, Julien, che lotta con la forza della disperazione – non gli rimane che quella – e tenta di ricostruire una vita per la sua famiglia nell’unica maniera che gli appare realizzabile.
Un nuovo ruolo drammatico per il bravo Vincent Lindon, che l’affronta da par suo coadiuvato da una Diane Kruger che sa stare bene dentro le righe. Il film ha un buon ritmo e il regista Fred Cavayé sa innervarlo della giusta intensità.
Enzo Vignoli
7 settembre 2011.
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