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Anything for Her

Regia di Fred Cavayé vedi scheda film

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La recensione su Anything for Her

di OGM
8 stelle

Vedere Pour elle dopo il suo remake americano The Next Three Days fa pensare al contrasto tra l’anima moderata e meditabonda della vecchia Europa e lo spirito fattivo e dinamico del Nuovo Mondo. Il film di Paul Haggis sta, infatti, a questo film come un vortice di rabbia sta all’abisso dello strazio. Se il personaggio interpretato da Russel Crowe costruisce giorno dopo giorno, con le proprie mani, con geniale inventiva ed energica determinazione, la via d’uscita dallo stallo esistenziale, quello interpretato da Vincent Lindon  giunge soltanto alla fine, raccogliendo le poche forze residue, a reagire alla progressiva distruzione della sua vita. Paul Haggis instillerà, nel suo John Brennan, una furia ribelle che, invece, nel Julien Auclert di Fred Cavayé, è solo la devastazione interiore derivante da un assoluto senso di impotenza.  Julien è l’antieroe che riesce comunque a cavarsela, con la forza di chi crede nella bontà delle proprie intenzioni, e sfugge ai suoi persecutori in virtù della sua scelta di mantenere un basso profilo, rendendosi poco appariscente. Contrariamente al suo omologo americano, che è un vulcano di iniziative ed ha i riflessi incredibilmente pronti, Julien è un pianificatore sobrio e pacato, che riduce l’azione all’essenziale e non pretende di saper affrontare l’imprevisto, di polverizzare gli ostacoli e divorare le distanze.  Alla suspense dell’inseguimento folle, che caratterizza i thriller d’oltreoceano,  corrisponde, dalle nostre parti, la tensione intesa come pressione psicologica, come incertezza sulla capacità di resistenza del personaggio in una situazione che si fa sempre più insostenibile. La domanda che ci poniamo di fronte a questa travagliata vicenda non riguarda tanto l’esito dell’evasione dal carcere della moglie, quanto il destino di Julien come uomo, come padre, come marito. Non ci chiediamo se le sue ipotesi di fuga reggano il confronto con la realtà, bensì se sia lui stesso in grado di reggere lo stress, soprattutto di carattere morale, derivante dalla messa in pratica del piano. Laddove il film americano ci avvince, coinvolgendoci empaticamente nell’ebbrezza della sfida, il film francese ci commuove, trascinandoci nella sofferenza di un amore ingiustamente sradicato, che langue e si consuma come la bellezza sfiorita di Lisa nella squallida divisa da detenuta.

 

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