Regia di Fred Cavayé vedi scheda film
Non credo che andrò a vedere al cinema The next three days remake americano sicuramente testosteronizzato di questo piccolo gioiello francese di appena 3 anni fa.Poi magari in televisione quando lo programmeranno gli darò un'occhiata,giusto per divertirmi a fare paragoni.Ho ormai smesso di fidarmi dei remakes d'oltreoceano sia perchè gli americani tendono a buttarla sempre in caciara(scusate il termine tecnico) sia perchè rifare a stretto giro films europei testimonia la sempre più preoccupante penuria di idee che c'è a Hollywood e dintorni.Il film di Cavaye parte a razzo con il volto segnato di Vincent Lindon che fugge con la propria station wagon.Non si sa da chi ,nè da che cosa.Poi velocemente in una struttura a flashback ci viene spiegato tutto con rapide sequenze.La felicità apparente di una coppia borghese viene spazzata via una mattina come le altre,da un'incursione di polizia:la donna viene portata via perchè accusata di omicidio e viene condannata a venti anni di galera.Il marito,il Vincent Lindon di cui sopra,non si rassegna e organizzerà un meticoloso piano di fuga.I flashback avvicinano gradualmente il film verso un presente fatto della routine della visita settimanale alla moglie insieme col figlio(che la tratta più o meno come un'estranea) ,del dolore di lui che si è visto disintegrare la famiglia davanti agli occhi e di lei a cui il destino ha negato anche l'affetto del figlio.Però il "tipo nella media"(come lo chiamano i poliziotti alla fine) ha la sua idea fissa che perfeziona giorno per giorno appuntando tutto sulla parete del salone in casa sua in una sorta di impressionante affresco a cui si aggiungono continuamente nuovi particolari .Si fa spiegare per filo e per segno come si riesce ad evadere da un carcere da uno specialista in materia(una breve ma incisiva apparizione di Olivier Marchal che fondamentalmente gli dice due cose:ogni carcere ha il suo punto debole e evadere è facile,è restare liberi che è complicato) e cerca di raccogliere le ultime residue forze per farsi coraggio.Del resto è un semplice insegnante di francese,non un uomo d'azione.La sua debolezza è sbandierata a ogni momento così come la sua inadeguatezza alla situazione che sta vivendo e il dolore lancinante che lo corrode da dentro.Il tema del film di Cavaye non è la fuga ma il dolore che attanaglia e che annichilisce.Un dolore incoercibile perchè dato dalla privazione forzosa degli affetti:da una vita tranquilla che ha da temere solo la routine si passa a un incubo che si materializza in modo inaspettato e violento.Con l'aggravante che l'uomo medio si ritrova da solo a fronteggiare una situazione più grande di lui.Pour elle è un miracoloso esercizio di equilibrio tra thriller,polar e dramma familiare.Del thriller ha la costante tensione che si respira,del polar ha l'ambientazione nella banlieue,nei locali fumosi e malfamati,nelle case di criminali pronti a tutto per un pugno di euro.Il resto è dramma familiare sia per la disgregazione della propria famiglia sia per un rapporto difficile che ha il protagonista con i genitori.L'ultima parte,diciamo gli ultimi 15 minuti,in cui si materializza la fuga dalla prigione è un bell'esercizio di stile con continue sorprese.Ce la farà il tipo nella media a rimanere libero?
E se capitasse a noi una situazione del genere come reagiremmo?
regia di eccellente fattura
molto brava anche a mortificare il suo aspetto angelico
attore favoloso
Apparizione breve ma incisiva
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