Regia di Byron Howard, Chris Williams vedi scheda film
Tutta la prima parte è assai spassosa. Sembra un'autocritica autoironica sul mondo dello showbusiness ma poi finisce via via per entrare nei ranghi, e l'eroe televisivo si conferma eroico anche nella realtà e la ragazzina non recita solo; per dire che in fondo del buono c'è. Ho pensato alle tante eroiche stars delle multinazionali multimediali statunitensi che finisono per sentirsi ed essere percepiti come eroi anche fuori dal grande schermo con effetti da megalomania. Tempi illusorii e confusi. Dev'essere proprio difficile, per persone che gestiscono budget da stato, stare con i piedi per terra. Tom Cruise, Mel Gilbson, Swarzenegger, Stallone e ci metto anche Clint Eastwood, per altri versi, percepito come come il personaggio che interpreta dell'uomo vero, assennato, avveduto, all'occorrenza muscolare, intrapendente: retorica dell'antica saggezza rurale. Essere attori non è più come un tempo quando recitare non era affatto un'attività redditizia e la fame era l'oggetto di studio. Si dice anche nel film "Abbiamo bisogno di eroi che ci fanno credere nella possibilità di cambiare le cose" Una cosa del genere. Il soggetto aveva delle potenzialità quasi Chapliniane ma, alla fine, è solo un prodotto hollwoodiano di facile consumo.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta