Regia di Robert B. Weide vedi scheda film
È più simpatico di Mr. Bean e appare irriverente come Austin Powers. Si chiama Simon Pegg e al cinema ha messo in mostra la sua caotica comicità con L’alba dei morti dementi e Hot Fuzz. In Star System. Se non ci sei non esisti, una specie di rovesciamento di Il diavolo veste Prada, è come una cellula impazzita. Gioca con un cagnolino e lo fa volare dalla finestra, tossisce e sputa su una giacca, dice la cosa sbagliata al momento sbagliato e causa disastri a non finire. Dentro lo star system hollywoodiano, nei panni di un giornalista inglese arrivato a New York per lavorare nella prestigiosa rivista “Sharps”, diventa un elemento estraneo e distruttivo e le sue azioni riportano alla mente, sia pure lontanamente, l’inimitabile personaggio di Peter Sellers in Hollywood Party. Tratto dal libro autobiografico Un alieno a Vanity Fair di Toby Young che racconta la fallimentare esperienza nel prestigioso settimanale dello scrittore, e interpretato anche da Kirsten Dunst e Jeff Bridges (nel ruolo del direttore editoriale di “Sharps”), il film risulta pazzo e divertente, diretto con brio e con la giusta dose di follia da Robert B. Weide, produttore e regista televisivo che nel 1998 aveva realizzato il bel documentario Lenny Bruce: Swear to Tell the Truth.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta