Regia di Scott Derrickson vedi scheda film
Un extraterrestre giunge sul “nostro” pianeta con un messaggio: se non ci ravvediamo saremo distrutti. Ultimatum alla Terra di Robert Wise (l’uomo che ha sforbiciato I magnifici Amberson di Orson Welles) è un film esemplare ma non un capolavoro. Un testo ideale per un remake. Anche se il prologo sul Karakorum ci rivela che gli alieni sono già stati sulla Terra, Scott Derrickson, autore di The Exorcism of Emily Rose, resta sostanzialmente fedele all’originale aggiornando la paura dell’atomica al riscaldamento globale. Di Klaatu, messianico ambasciatore galattico, si accentua il tratto cristologico in linea con certo spiritualismo new age, mentre Gort, identico nel look ma dotato di un sensore video stile Cylon, subisce l’inevitabile lifting digitale. Purtroppo stimmate e piaghe d’Egitto non riescono a dare forma all’inquietudine che aveva fatto la fortuna di Emily Rose. Di conseguenza Ultimatum alla Terra secondo Derrickson non aggiunge niente alla sceneggiatura originale di Edmund North anche se David Scarpa ha riscritto il tutto. Lo scontro più impari, però, lo affronta Tyles Bates che si confronta – ahilui, con esiti prevedibilissimi – con il memorabile score musicale di Bernard Herrman. Niente «Klaatu Barada Nikto!», questa volta.
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