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Twilight

Regia di Catherine Hardwicke vedi scheda film

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La recensione su Twilight

di mc 5
4 stelle

Due gli stati d'animo con cui mi sono accostato alla visione del film. Da una parte la consapevolezza -poi puntualmente confermata- che avrei visto un fumettone a tratti melenso e comunque regolato su criteri espressivi in linea con l'universo delle "piccole fans" in preda ad ambasce emozionali dettate in misure varie da bisogno d'affetto e/o da scompensi ormonali. Ma c'è dell'altro. C'è che questo film, pur furbastro e pianificato, è diretto da una regista che adoro. Catherine Hardwicke, infatti, se si esclude la bizzarra parentesi di "Nativity", ha realizzato due film che mi hanno influenzato da morire, due pellicole che mi hanno coinvolto e appassionato visceralmente. Una è "Lords of Dogtown", sentito omaggio al surfer Stacy Peralta nonchè magnifico racconto sul valori dell'amicizia e della lealtà sullo sfondo del mondo dei giovani skaters. L'altro film è uno di quelli che, pur senza possedere un valore artistico elevatissimo in termini assoluti, riescono a travolgerti come se ti fosse passato sopra un Tir: mi riferisco a quel gioiello chiamato "Thirteen", che mi permise di scoprire l'acerba bellezza di una giovanissima Evan Rachel Wood, ma soprattutto riuscì a raccontare con stile vibrante e commovente i drammi psicofisici che accompagnavano il passaggio di una ragazzina dall'adolescenza all'età adulta. Ricordo anche che quando uscì il film mi colpì molto un dettaglio sulla cui veridicità non ebbi modo di controllare ma che io reputai verosimile: il soggetto era basato sulla storia vera dell'attrice co-protagonista del film, Nikki Reed, che fu praticamente adottata come figlioccia dalla regista e dunque salvata da un'esistenza la cui china era avviata verso l'autodistruzione di una vita spesa "per strada". La stessa Nikki Reed, fra l'altro, compare anche in "Twilight" nelle vesti di componente di una famiglia di vampiri. L'umana simpatia che nutro per la Hardwicke (le cui interviste visibili su YouTube ce la mostrano peraltro come artista intelligente ed arguta) non può che attenuare il mio giudizio fortemente critico sul film. Io sono infatti intimamente convinto che la Hardwicke saprà realizzare in futuro prodotti migliori, più consoni alla sua sensibilità e cultura. Questo "Twilight", è inutile menarsela, pare un marchettone hollywoodiano che possiede tutti i crismi di un'operazione-blockbuster condotta a colpo sicuro. Ricorrendo a certi personaggi ed utilizzando una certa estetica, è fin troppo chiaro dove si vuole andare a parare: sbancare scientificamente il box office. Si pensa ad un target primario appetitoso (che è poi quello delle giovani fans -per capirci- che da noi praticano il culto dei programmi della De Filippi) e il gioco è fatto. Naturalmente il "gioco" va confezionato con stile e modalità adeguati, ma non è poi così difficile andare incontro agli universali sentimenti delle adolescenti globalizzate di ormai tutto il mondo, unite da una sorta di network ideale che passa attraverso MTV e le boy band. La storia è quella di una ragazzina in crisi esistenziale come quasi tutte le sue coetanee più sensibili di altre, che individua fra i suoi nuovi compagni di scuola un vampiro, anche lui in crisi di identità, e del quale si innamora perdutamente, ricambiata. Il tutto ammantato di uno stile romantic-dark piuttosto cheap, e avvolto da un'atmosfera maledetta che stimola il sorriso nel suo (patinato) involontario umorismo: certi dialoghi fra i due giovani amanti "perduti" sono davvero uno spasso. Ma per noi "adulti cinici" si tratta di un gioco scontato in partenza: nella sala dove ho visto il film il rito si è celebrato secondo un copione rigidissimo, officiato da decine di giovanissime che si sono prodotte in un prevedibile repertorio di applausi, gridolini e risatine. Semmai quello che mi ha sorpreso è stato notare il ventaglio d'età delle suddette teen agers: non c'erano mica solo fanciulle in fiore, ma anche bambine piccole, evidentemente anch'esse già avviate ad un preciso percorso intellettuale che, presumo, contempli come passaggio iniziale lo Studio di quel Testo Sacro che è il programma "Amici"...Il critico di Repubblica ha evocato (anche se solo per dire che qui siamo su ben altri territori) i vampiri di un celebre film di Polanski: per favore, evitiamo di scherzare tirando in ballo i Santi. Non per fare il difensore d'ufficio della malcapitata regista, ma io credo che la Hardwicke sia stata penalizzata dall'aver dovuto lavorare su una sceneggiatura alquanto fiacca, a sua volta adattamento di un libro che, mi dicono, è ancor più melenso del film. Oltretutto, ci dovremo fare una ragione, visto che il finale lo preannuncia a chiare lettere, che quanto prima verremo gratificati (si fa per dire) da un bel sequel. Concludendo: cara Catherine Hardwicke, quei due film che mi regalasti erano talmente belli che ti voglio ancora bene: però questa volta me la sono legata al dito. PS: se un esercito di ragazzine minacciose, lette queste righe, adesso mi opponesse la ragione che "io sono vecchio" e "non posso capire", beh, pazienza: vorrà dire che incasserò e me ne starò zitto.
Voto: 5

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