Regia di Madonna vedi scheda film
Un film non si nega a nessuno, specie se sei la più grande popstar bianca del secolo (scorso...) e pensi di avere qualcosa da dire. Così Madonna, dopo aver spesso deluso davanti alla macchina da presa come attrice, ha deciso di passare dietro, come regista (e sceneggiatrice). Il risultato è Sacro e profano, prima pensato come cortometraggio su un musicista ucraino sperduto a Londra (lui è Eugene Hutz, leader dei Gogol Bordello già visto in Ogni cosa è illuminata), poi espanso fino a comprendere altre facce e altre storie. In particolare quelle di due ragazze: la prima è costretta a ballare la lap dance in attesa di sfondare nella danza classica, la seconda lavora in farmacia ma sogna l’Africa (non risulta che voglia adottare nessuno, però). Per campare, Eugene si traveste (anche da Thatcher!) e domina “schiavi” masochisti, regalando momenti divertenti. Si intravede, tra le righe, qualche risvolto del Madonna-pensiero, la sua capacità di trasformare il lascivo lato delle cose in stile, il suo desiderio di emancipazione intellettuale, il suo sguardo su un lontano passato, quello della gavetta, non più segreto neanche nei suoi aspetti più scabrosi. Se però il film non fosse suo sarebbe ben presto archiviato come irrisolto, pretestuoso, confuso.
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