Regia di Donatello Fumarola, Alberto Momo vedi scheda film
Più che un'intervista in senso stretto, una chiacchierata amichevole, che appare spontanea e priva di orpelli, che rinuncia ad ogni pretesa documentaristica o didascalica, e si affida unicamente al flusso dei pensieri e dei ricordi di Amir Naderi. Non ci sono elementi scenografici né interventi della regia a turbare l'estemporaneità della ripresa, che coglie il suo carattere sereno ma appassionato, così come la sua gestualità un po' rude ed il suo inglese colorito ma incerto, al di sotto dei quali si scorge una natura pacata e profondamente riflessiva.
Alberto Momo conversa con Amir Naderi durante la sua visita in Italia per partecipare al Torino Film Festival. Gli argomenti affrontati riguardano la sua formazione di regista (i suoi autori di riferimento sono Bresson, Lynch e Fassbinder), la sua esistenza presente e passata e la sua filmografia. La rievocazione dei tragici eventi dell'11 settembre, che l'hanno visto testimone diretto, gli offre l'occasione di dichiarare il suo sconfinato amore per New York, suo luogo d'adozione da oltre vent'anni: una città che ha eletto a teatro ideale della sua vita e della sua arte, e che ha imparato a conoscere poco a poco, lungo un percorso di ricerca che è poi il motivo centrale della sua trilogia dedicata alla Grande Mela: "A,B,C Manhattan", "Manhattan by numbers", "Marathon". Le difficoltà tecniche ed umane incontrate durante le riprese di quest'ultima opera sono illustrate nel segmento che porta il significativo titolo "Preparare un film come una battaglia". Nel raccontare gli episodi più salienti di quella convulsa lavorazione, Naderi si lascia un po' andare, abbandonandosi ad una narcisistica celebrazione di sé come uomo e cineasta che adora le sfide e si esalta per quelle estreme. La luna - a cui è ispirato "Moon", un suo progetto cinematografico rimandato per due decenni, e non ancora realizzato all'epoca del documentario – è la simbolica meta di quella sua ambizione di "fare altro", e "andare altrove", che l'ha spinto a lasciare l'Iran, suo paese d'origine, per seguire il suo destino di apolide, impegnato in un eterno viaggio che, per lui, è un indispensabile itinerario di scoperta ed apprendimento.
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