Regia di Paul Verhoeven vedi scheda film
1501: il nobile Arnolfini espugna una città, ma poi si rifiuta di compensare i mercenari che lo avevano aiutato; questi, per vendicarsi, rapiscono la promessa sposa di suo figlio e si abbandonano a feroci scorribande. Film tranquillamente classificabile nella categoria “boiate pazzesche”: un’estetica da peplum anni ’60, con l’aggiunta di un bel po’ di sesso e sangue (come da didascalico titolo italiano). Ma è soprattutto la sceneggiatura a essere demenziale: i nostri conquistano un castello dove a quanto pare nessuno fa la guardia, visto che possono arrivare indisturbati alle sue porte; sono presumibilmente analfabeti, eppure (a differenza di don Ferrante) sanno benissimo che la peste si trasmette per contagio e hanno corrette nozioni di profilassi; la peste, peraltro, colpisce in modo fulminante, con un periodo di incubazione di circa mezzo minuto, neanche fosse un veleno (e sorvoliamo sul fatto che in realtà il suo vettore abituale sono i topi e non i cani). Il giovanotto, che ha compiuto imprecisati studi universitari, padroneggia l’intero scibile (ingegneria, fisica, medicina), cita "da Vinci" e “un recente trattato arabo” con totale sprezzo del ridicolo; Rutger Hauer ha visto cose che noi umani, quindi si comprende come sia pressoché indistruttibile; Jennifer Jason Leigh, che fa le fusa alternativamente con l’uno e con l’altro, ha un personaggio di misoginia allucinante. Insomma: poca barbarie, molto kitsch.
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