Regia di Mino Loy vedi scheda film
Intuizione - come la Gente del titolo - felice, quella che si cela alla base di questa commediola nera, semplice semplice, pregna di un umorismo lieve e al contempo macabro, all'inglese: lontanissima dalla commedia italiana e non solo di quel periodo. Se si vuole, e senza esagerare affatto, si può perfino rilevare qualche lontana parentela con un formidabile testo satirico del calibro de Le anime morte di Gogol; anche in questa storia tutto gira attorno a una insana volontà di morte (altrui) e tutto si fonda su un cavillo del sistema legislativo e sulla volontà di sfruttarlo a proprio favore da parte dei protagonisti. Mino Loy esordisce qui dietro la macchina da presa; nella sua carriera alternerà lavori alimentari con opere ben più personali e il graffiante umorismo di Gente felice (titolo alternativo: Benvenuto onorevole) si può tranquillamente ascrivere al novero delle seconde. Di Loy, Roberto Nardi e Adriano Baracco è la sceneggiatura, tratta da un soggetto di Giuseppe Loy; misurate le musiche di Carlo Innocenzi e ben inquadrato il cast, composto da nomi per lo più semisconosciuti, con qualche caratterista doc (Arturo Bragaglia, Memmo Carotenuto, Billi & Riva) e nomi comunque non disprezzabili come quelli delle giovanissime Scilla Gabel e Lorella De Luca. L'impianto di fondo è leggerino (con tanto di risoluzione finale piuttosto telefonata), di memorabile non c'è tantissimo, ma i contenuti sono tosti. 5/10.
Un paesino di seicento abitanti vorrebbe costruirsi un proprio cimitero; la legge parla chiaro: ciò sarà possibile solamente dimostrando di avere avuto almeno 30 decessi nell'arco di un anno. E per il momento sono soltanto 29.
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