La recensione su La liceale, il diavolo e l'acquasanta

di undying

5 stelle

Divertente pellicola ad episodi solo nominalmente accostabile alla commedia sexy. Ulteriore tassello di una cinematografia folle e sregolata -ma dannatamente esilarante- attribuibile al sottovalutato Nando Cicero.

Film suddiviso in tre episodi della durata di circa 30 min. ciascuno

Paradiso andata e ritorno (*)

La sensuale ballerina Luna (Gloria Guida) sta per sottoscrivere un importante contratto con un produttore (Tiberio Murgia) che, in cambio, desidera un rapporto sessuale. Dalle alte sfere del Paradiso viene inviato sulla Terra Ciclamino (Alberto Ercolani), un distratto angelo custode che ha il compito di salvaguardare la verginità di Luna.

Amore e manette (**1/2)

Il poliziotto Carmelo Petralia (Alvaro Vitali) deve scortare un travestito (ammanettato) con al seguito un bebè. Nel tentativo di giacere con la sua ragazza, Concetta (Susanna Salviati), viene sorpassato dal travestito che, per l'occasione, si converte all'altro sesso. Ma questo sarebbe nulla, sennonché Carmelo perde la vita per ritrovarsi nell'Eden. Qui una pattuglia della polizia lo raggiunge comunque, per cedergli in custodia un invertito (Salvatore Baccaro) che ha la mania di indossare abiti femminili.

Povero Diavolo (***1/2)

Lo studio dentistico di Lino (Lino Banfi) viene utilizzato anche dalla moglie che dispensa punture dietro compenso, con il supporto della stitica sorella Incatenata (Loredana Solfizi). Quando il proprietario dello stabile si presenta per riscuotere un affitto che Lino riteneva essere annuale (anziché mensile), l'attività rischia il fallimento. L'improvvisa comparsa del diavolo Pupu' (Pippo Santonastaso) si rivela ottima soluzione per sanare i debiti. Peccato che il perverso satanasso pretenda la sottoscrizione di un contratto che, in cambio, prevede una particolare prestazione sessuale che Lino pensava essere dovuta dalla moglie, mentre invece...

Nando Cicero è stato un regista particolarmente eccentrico, in grado di distinguersi (in meglio come in peggio) dalla media dei colleghi che hanno affrontato anche la commedia sexy. Fautore di un tipo di cinema molto volgare, spesso sporco, scorretto, surreale e volutamente disgustoso (cifrare la serie sulla dottoressa/soldatessa militare) ma indubbiamente efficace nella sua messa in scena (dal cult W la foca allo scult L'assistente sociale tutta pepe e tutta sale con una Nadia Cassini mai più così ben ripresa e valorizzata nel lato B) ha saputo utilizzare buoni interpreti (Tiberio Murgia, Irene Papas, Renzo Montagnani, Lando Buzzanca, Gigi Ballista, Edwige Fenech solo per citarne alcuni) spesso affiancati a comparse in netto contrasto con l'elevata qualità dei volti più celebri (Nino Terzo, Alvaro Vitali, Gianfranco D'Angelo, Michele Gammino, Mario Carotenuto, Leo Gullotta, Lucio Montanaro).

Nello stile di Cicero il registro delirante, spesso espresso facendo ricorso a un umorismo "da caserma" e a battute viscerali (esilarante il bebè aerofago nell'episodio Amore e manette), annichilisce spesso la componente sessuale. Anzi, talvolta la presenza di veri e propri freaks -esposti in chiave comica- con predominanza di donne obese all'inverosimile, accostata al tema del liquido o scarto corporeo, rigetta ogni pur minimo senso di eccitazione sessuale o turbamento erotico, in favore di un più accentuato effetto di disgusto, spesso sconfinante nel diniego etico prima ancora che morale.

E la poetica (pasoliniana?) da porcile, dell'orripilante, dello sporco ma talvolta irresistibilmente ironica fa la sua comparsa anche in questo stravagante La liceale, il diavolo e l'acquasanta: lavoro ovviamente inserito nel contesto della commedia sexy, non foss'altro per la presenza della sensualissima Gloria Guida. intendiamoci: questo titolo non è tra i migliori di Cicero, a causa di un primo episodio (quello con la Guida) decisamente innocuo, buonista (il ballo con i bambini) e quindi stranamente opposto allo stile del regista. Ma i due segmenti successivi (e quello con Vitali, da tapparsi il naso) rendono bene l'idea della follia (talvolta quella che sta alla base del genio più sregolato) che attraversa orizzontalmente tutta l'opera di Cicero.