Regia di Gianfranco Rosi vedi scheda film
"Sotto il livello del mare" si trova un'ex area militare, negli Usa, che è diventata parcheggio dei camper di un gruppo di senzatetto per scelta.
C'è la donna a cui è morto il figlio fra le braccia; c'è l'ex marine reduce dal Vietnam, che ora si sente donna; c'è chi fugge la 'normalità' e le regole e chi si ritrova qui solamente perchè non ha avuto idee migliori: il gruppetto di senzatetto per scelta che costituisce l'oggetto dell'indagine di questo documentario di Gianfranco Rosi è eterogeneo e, a suo modo, non privo di fascino. Ma la prima domanda, legittima, che viene in mente vedendo il film è: perchè un film proprio su questa specie di comune hippy fallita? Qual è il succo del discorso, in parole povere? Il principale motivo di interesse di Below sea level non è propriamente la sfida che queste persone hanno lanciato alla società, come sarebbe facile pensare; bensì è la curiosità di indagare fra questi reietti (per scelta, va sempre puntualizzato) almeno apparentemente mal assortiti, la volontà di raccontarne le sgangherate esistenze per giungere alla conclusione - già meno scontata di tutto il resto del discorso - che il microcosmo qui ritratto è un mondo a sè, equilibrato dalla presenza di ciascuno dei suoi componenti. Il medesimo obiettivo, a guardar bene, del successivo Sacro GRA, con il quale il regista si aggiudicherà il Leone d'oro 2013. Below sea level è il primo lungometraggio per Rosi, che forse si lascia andare un po' troppo in eccessive lungaggini, arrivando a portare fino a due ore la durata del lavoro; arriva a ben 15 anni dal mediometraggio Boatman (1993) e ha il pregio di lanciare definitivamente la carriera del regista, che da qui in avanti proseguirà a girare con maggiore assiduità (El sicario, room 164 uscirà due anni più tardi). 5,5/10.
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