Regia di Philippe Grandrieux vedi scheda film
Un bosco innevato cinto da montagne alte e rocciose; un lago oltre il quale, in una radura, una casa spartana ma in grado di assicurare la sopravvivenza accoglie una famiglia, che con rallentata gradualità ci viene presentata al suo completo: il giovane Alexi innanzi tutto, che trascorre le giornate nei boschi a scegliere l'albero da abbattere e si dedica anima e corpo a farlo precipitare a terra: il silenzio rotto dallo scricchiolio dell'albero che si piega a causa del suo stesso peso, e alla fine precipita creando un vortice d'aria che scompiglia fronde e spezza rami limitrofi, è la rappresentazione solenne della morte di un colosso centenario che si sacrifica per la sopravvivenza, fisica, materiale ed economica, di quella famiglia relegata ai confini della civiltà.
Poi conosciamo Hege, l'amata sorella di Alexi, che lo soccorre quando quest'ultimo viene preso dalle sempre più invasive crisi di epilessia che lo lasciano come morto, congelato tra la neve.
Il ragazzo nutre un affetto quasi morboso nei confronti della sorella, la quale si trova costretto ad allontanarlo ogni volta che questi oltrepassa il confine tra affetto fraterno e desiderio di altra natura.
Poi sopraggiunge un estraneo, un ragazzo più o meno coetaneo di Alexi, che si innamora della sorella, scombussolando l'animo già rattristato del ragazzo epilettico. Ma quando il taglialegna salva la vita al ragazzo, ritrovato quasi per caso mezzo congelato e svenuto tra la neve, suo malgrado Alexi si trova costretto ad accettare quell'unione. Presto infatti Hege comunicherà ad entrambi i genitori che intende partire col suo promesso, per cercare altri territori da sfruttare e costituire un nuovo nucleo familiare. L'addio vedrà la famiglia separarsi della figlia su una piccola barca che la condurrà oltre il lago, lontano, e l'addio con cui Hege si congederà fa presagire la difficoltà di un possibile futuro nuovo incontro tra due famiglie ormai separate: da un lago, da boschi e montagne, da destini uguali e differenti.
Magico, nostalgico e rigoroso film di Grandrieux che non perde l'abitudine di utilizzare una fotografia pastosa per le sue riprese livide e rigorose. Qui il regista abbandona quasi il dialogo e utilizza attori russi che recitano più che altro con l'espressione intensa dei loro visi fotogenici e potenti: visi arrossato dal freddo e dall'asprezza di un clima che non concede mai scampo in mezzo ad una natura che non concede sconti, ma sa anche essere benigna con chi è in grado di adattarsi alle sue regole, alle sue ciclicità, al suo meraviglioso eterno rinnovarsi restando sempre uguale a se stessa.
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