Regia di Philippe Grandrieux vedi scheda film
Meravigliosa ed indecifrabile involuzione.
Un Lac è la purificazione di un sentimento trasversalmente esploso (inesploso?) ; è la mistificazione dell'amore e dell'emozione che legano l'oscurità alla luce, il cielo alla terra, che fonde un'anima all'altra, soprattutto quando i corpi non possono e non devono unirsi. Una pellicola suggestiva e straordinaria, che trema in continuazione : ha freddo e paura, è genuina e ingenua - l'artificiosità non esiste, si è estinta, ma è presente una naturalezza devastante e angosciosa, come lacrime che cadono sulla neve che avvolge, forse da sempre, questo microcosmo familiare, quest'umanità infelice e insoddisfatta. Un lungometraggio che non inizia e non finisce : è un incipit eterno, un excipit infinito ; una porta che non si aprirà e chiuderà mai - lo spettatore resta lì, per sempre, scaraventato nel bel mezzo del nulla irrazionale. Le parole perdono il loro significato di fronte a questa poesia incontaminata : Un Lac si immerge nelle sensazioni ed emozioni primordiali che da sempre caratterizzano l'essere umano ; è un intenso sospiro filmico che ansima dall'inizio alla fine o dalla fine all'inizio. E' un'opera fatta di silenzi, sguardi e gesti. Volti indelebili, suoni struggenti e colori strazianti ; piangere e soffrire al di là di Hollywood e del tempo - la scarnificazione esistenziale dei dogmi cinematografici. Il silenzio esteriore diventerà caos interiore.
Sokurov e Reygadas, con tanta ed azzeccata regressione.
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