Regia di Pedro Puche vedi scheda film
I bassifondi sono il tradizionale rifugio del crimine, dell'arte incompresa e della disperazione. Questo film ne è l'acquerello, che intinge il pennello nel sordido, eppure non manca di gioia e di positività. I "barrios bajos" non sono il margine del mondo, bensì un microcosmo retto da precise gerarchie e contrassegnato da alleanze e rivalità, nel quale le persone, come altrove, si amano, si odiano, si aiutano e si combattono, e, così facendo, costruiscono storie. Storie come questa, che contiene tutte le passioni della vita, e che Pedro Puche traccia con grande attenzione verso le frastagliature dell'anima e le sfumature del pensiero. I quartieri bassi da lui ritratti non sono il regno dell'amoralità, bensì il teatro di una lotta aperta e quotidiana tra due schieramenti opposti dell'umanità: da una parte troviamo coloro che, come Valenzia, sono disposti a soffrire pur di tener fede ai propri principi e ai valori di onestà e solidarietà, mentre la parte avversa sono tutti quelli che, come Fiorile, agiscono unicamente in funzione della loro cinica avidità. Quest'opera è un melodramma pieno di poesia, che non è, però, quella aulica del puro sentimento, bensì è impregnata dell'odore del vino e impastata nel colore del fango, e si feconda attraversando il male; e la sua bellezza, come recita la canzone "Barrio triste" a mo' di lirico proemio, è la "tragica grazia" del suo quartiere.
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