Regia di Dario Argento vedi scheda film
Nonostante il titolo del film (attribuibile a una malattia del killer piuttosto che al genere di film) non siamo alle prese con un giallo, bensì con una pellicola drammatica.
Dario Argento, quindi, dopo un horror e una serie di thriller cambia prodotto, avvalendosi anche del supporto di due sceneggiatori americani. Ne deriva un qualcosa di diverso, seppure il "marchio di fabbrica" rimanga comunque piuttosto evidente (palesi alcune citazioni a "Suspiria").
Rispetto alle ultime fatiche del maestro, in "Giallo" si riscontra una maggiore caratterizzazione dei personaggi (specie il poliziotto) e interpretazioni nettamente superiori rispetto a quelle di cui si era solitamente avvalso il nostro.
Nonostante questo non mancano i difetti. In primo luogo, il ritmo non è dei più forsennati, specie nella seconda porzione di film. Resta, inoltre, poco chiaro il movente del killer, mentre l'epilogo si rivela decisamente frettoloso.
Ottima la regia (non ci sono tuttavia sequenze degne di particolare nota, a parte la messa in scena del rapimento della giapponese), bene la fotografia e la colonna sonora.
Si segnala la presenza di un paio di momenti disturbanti (iniezioni praticate sulla lingua; un amputazione di una falange).
Nel complesso ben confezionato, ma con uno script più tendente all'approccio psicologico che all'azione. Voto:6
Tecnicamente nulla da dire.
Ordinaria amministrazione.
Piuttosto appesantita.
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