Regia di Ringo Lam, Johnny To, Tsui Hark vedi scheda film
Tre amici che versano in condizioni economiche precarie bazzicano un pub di Hong Kong: sono il tassista Fei (Louis Koo), il cornuto Sam (Simon Yam) e l'antiquario Mok (Sun Honglei). Una sera, mentre Fei sta proponendo al diffidente Sam di prendere parte a una rapina in qualità di autista, irrompe nel locale un uomo misterioso che propina loro un'antica moneta d'oro, traccia sul tavolino delle cifre trasparenti, consegna il suo biglietto da visita e se ne va. Incuriositi e sgomenti, i tre vengono a sapere, qualche giorno dopo, che costui è morto e, curiosando nella sua pagina web, scoprono che l'affare che intendeva proporre loro era il furto di una preziosissima toga rivestita d'oro custodita nel Consiglio Legislativo di Hong Kong (sul suo sito trovano la mappa dettagliata dell'edificio con il piano per penetrarvi indisturbati). Naturalmente Fei, Sam e Mok colgono la palla al balzo, ma l'amante della moglie sciroccata di Sam, un poliziotto senza molti scrupoli, si intromette nell'affaire... "Triangle": tre amici, tre gang, tre registi. Il titolo è tutt'altro che casuale, il triangolo essendo la figura chiave del film anche nella sua variante erotica, rappresentata dalla relazione tra Sam, sua moglie Ling (Kelly Lin, già vista in Mad Detective) e il "rogue cop" Wen (Lam Ka-tung). La storia impasta infatti atmosfere noir (emblematico l'incipit nel locale notturno), squarci mélo (impreziositi storicamente dalla toga d'oro, regalo inestimabile che suggella un suicidio per amore) e accelerazioni action (le numerose sequenze stradali) in un tourbillon di stili che è il segno tangibile della tripartizione del film. "Triangle" è infatti diretto da Tsui Hark, Ringo Lam e Johnnie To secondo una prassi produttiva alquanto inconsueta: i tre registi hanno sviluppato separatamente e in totale autonomia altrettanti segmenti della storia, impiegando team creativi indipendenti (vale a dire che ognuno ha fatto scrivere la sua porzione di film al proprio sceneggiatore e così via), l'unità estetica essendo sostanzialmente garantita dal cast e dal direttore della fotografia Cheng Siu-Keung, il prestigioso cinematographer di Johnnie To (donde il forte sapore Milkyway che impregna la pellicola). Il primo blocco (ogni sezione dura all'incirca 30' e il passaggio di testimone non è esplicitamente segnalato) reca la firma di Tsui Hark e si connota per uno stile visivo di obliqua irruenza (sono frequenti le inquadrature sbilenche e il montaggio si fa spesso brusco e arrembante). Tsui si preoccupa soltanto di imbastire le linee guida del racconto creando un clima narrativo surriscaldato fin dalle prime battute (con Fei che cerca di coinvolgere il preoccupatissimo Sam in una rapina) e confezionando un piccolo pezzo di bravura in occasione del furto nel Consiglio Legislativo. Ringo Lam dà invece un giro di vite all'ambientazione metropolitana (il suo "morceau de bravure" consiste infatti in una tambureggiante sequenza automobilistica), alla caratterizzazione dei personaggi (è in questa seconda sezione che i caratteri vengono allo scoperto) e, soprattutto, alla turbolenta relazione tra Sam e la moglie fedifraga (si scopre che alla base della sua infedeltà c'è un trauma sentimentale mai superato). Il lievito mélo espande i toni amorosi del film, culminando in una pregevole sequenza ambientata in una fabbrica abbandonata: Sam fa indossare la toga d'oro a Ling e insieme si producono in un ballo di struggente armonia. Johnnie To, infine. Negli ultimi 30 minuti di film, il maestro hongkonghese raccoglie i fili sparsi nelle due sezioni precedenti e li intreccia in un arazzo filmico di sontuosa sfarzosità. Il gusto per la complicazione narrativa e balistica di To si libera in tutta la sua notturna magnificenza: anticipato da gustosissime parentesi comico-surreali, lo showdown nel canneto limaccioso gioca col destino dei protagonisti con una leggerezza e una lucidità che mettono i brividi. In mezzo al fuoco incrociato di un feroce tutti contro tutti, l'antiquario-ex militare Mok si concede il lusso di sbarazzarsi dell'avidità e prendere la deviazione per la sopravvivenza, lasciando i coccodrilli a sbranarsi tra di loro. Un gesto che nella sua inopinata imprevedibilità agita più questioni morali di un trattato di etica: perché dietro le nuvole di fumo dei revolver ci sono gli uomini e la loro libertà morale. Johnnie To, o dell'umanesimo noir.
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