Regia di Manoel de Oliveira vedi scheda film
Leon e Ricardo si incontrano per strada dopo tanto tempo. Tentano di instaurare un dialogo, ma i cellulari dei due continuano alternativamente a suonare. Non avendo altre scelte, si chiamano e comunicano faccia a faccia via telefono.
Geniale schizzo di appena 5 minuti di durata, dei quali uno e mezzo se ne vanno fra titoli di testa e di coda, a cura dell'allora 97enne Manoel De Oliveira, che scrive, dirige e monta questo cortometraggio assolutamente fuori dalle sue corde, ma allo stesso tempo inequivocabilmente suo. La ragione che rende Do visivel ao invisivel distante dai canoni del Maestro portoghese è basilare: l'argomento tecnologico contemporaneo che è il fulcro della trama (il cellulare); allo stesso tempo però non si può non notare uno stile (inquadratura fissa, forte ruolo della recitazione) palesemente deoliveiriano, così come la scelta di Ricardo Trepa come interprete risulta piuttosto scontata. L'altro attore impiegato è invece il meno noto Leon Cakoff; nell'ironia scoperta della storia, vero e proprio sketch satirico, è invece difficile riconoscere il regista, solitamente più misurato nella retorica e non così diretto nell'esposizione. Il progetto nasce come parte di un film collettivo, Mundo invisivel, che vedrà la luce solamente nel 2012 (fra i colleghi impegnati: Theo Angelopoulos, Maria De Medeiros, Jerzy Stuhr e l'italiano Gian Vittorio Baldi, che per una nera coincidenza morirà a distanza di pochi giorni da De Oliveira). 7/10.
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