Regia di Paolo Benvenuti vedi scheda film
Pensare un film senza dialoghi per raccontare la vita di un musicista abituato a esprimersi con i suoni più che con le parole. Benvenuti, il regista di Confortorio e Segreti di Stato, cresciuto all’insegna di grandi modelli di intransigenza dell’occhio come quelli del cinema di Straub o Anghelopoulos, è autore di un film costruito con l’intelligenza delle inquadrature, la scansione dei gesti, l’espressionismo delle ombre e dei suoni che turbinano dal pianoforte nel silenzio delle immagini. In fondo, non è che un diario di una cameriera di Massaciuccoli, Doria Manfredi, che la figliastra di Puccini (scoperta dalla stessa cameriera in clandestini convegni erotici) e la moglie credono avere con il Maestro una relazione sessuale. Il film, e Benvenuti, raccontano come quella musica, e quelle ombre, non possano nulla contro una società che prima mette alla berlina la povera Doria e poi la porta al suicidio. La dolcezza della luce, piena di trasparenze impressioniste e mezzi toni, entra brutalmente in conflitto con l’ingiustizia del chiaroscuro della Storia. La duttilità della composizione visiva e la creatività pirotecnica della musica, sono del tutto indifferenti alla garrota che potere di classe e religione stringono intorno alla vita di una donna innocente e remissiva. Bisogna conoscere il cinema come una tastiera d’avorio consumata da decenni d’esercizi per dire tutto questo con precisione e praticamente senza parole.
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