Regia di James Caan vedi scheda film
Filmetto politically correct basato su un fatto realmente accaduto che mette in risalto l’aridità e l’insipienza delle istituzioni di potere rispetto ai diritti civili individuali che vengono sistematicamente violati con la scusa di perseguire interessi superiori.
Filmetto politically correct basato su un fatto realmente accaduto che mette in risalto l’aridità e l’insipienza delle istituzioni di potere rispetto ai diritti civili individuali che vengono sistematicamente violati con la scusa di perseguire interessi superiori. James Caan che oltre che attore protagonista si cimenta come regista, punta con sicurezza al culto prioritario della pseudocultura yankee: “la famiglia”, la famiglia innanzitutto, valore assoluto, forse l’unico che posseggono e che non sia materiale, quali l’accumulo della ricchezza ed il mito della forza bellica con la quale impongono la supremazia monetaria, finanziaria, commerciale, mineraria, ecc., a tutto il mondo.
Caan è separato dalla moglie, che si è messa con un mezza tacca di delinquente (forse proprio per provare l’ebbrezza della trasgressione con un personaggio antitetico rispetto al primo marito, troppo compassato, pacifico, pudico e rispettoso che manco le educande dell’800 lo erano in tal modo), ed ha due figli che ama moltissimo. La mezza tacca di delinquente si mette nei guai e per non finire in galera collabora con la polizia che pone lui e la sua famiglia “acquisita” nel programma protezione testimoni. Ma c’è un problema trascurato dalle istituzioni. Il primo marito in tal modo non può più vedere e sapere che fine hanno fatto i suoi figli (della prima moglie non è che gliene importi poi molto), che scompaiono di punto in bianco senza che nessuno a livello di autorità si sia minimamente preoccupato di informarlo.
Così lo sventurato deve prendersi un avvocato ed iniziare un iter procedurale che lo vedrà sempre perdente, perché contro la burocrazia e soprattutto lo “stato” è una battaglia persa in partenza, perché le leggi sono fatte per proteggere i gerarchi, boiardi e balivi e non la popolazione. Dopo una sintetica e penalizzante esperienza kafkiana mede in USA, il disgraziato risolverà in qualche modo la situazione, tra alti e bassi, tra comportamenti stolti ed altri intelligenti seppur avventati, ma sempre nel limite del politicamente corretto, perché il film è per famiglie, lo avrebbe potuto produrre anche la Disney ed in Italia avrebbe il beneplacito della Conferenza Episcopale. Ed è questo il limite della sceneggiatura che mi ha convinto poco, ci sono quattro o cinque passaggi di un buonismo cui non ho creduto per nulla, conoscendo quanto basta la società americana, soprattutto l’avvocato. O il protagonista ha trovato l’unico avvocato decente in tutti gli USA, ma se siete a conoscenza di come la popolazione considera e giudica la lobby degli avvocati, dovreste sapere che incontrarne uno onesto e sensibile, credo sia statisticamente improbabile, per non dire impossibile. Il personaggio interpretato da Caan non è un fine oratore ed erudito, facendo l’operaio non ha avuto occasioni di raffinarsi, ma siccome è molto sensibile e corretto, si presume sappia anche mettere insieme qualche concetto e frase articolata minimamente complessa ed appropriata alle circostanze, cosa che nel film non avviene, il più delle volte o non si esprime quando e come dovrebbe (con l’alibi filmico dell’emotività contingente e contestuale) oppure cazzeggia. La sua performance migliore è il sorriso smagliante e dolce da ragazzino imberbe e di assoluta purezza di cuore. Fortuna (e sceneggiatura) vuole che sia sostenuto dalla sua futura seconda moglie in cinta, che ha molta più cognizione e savoir-faire di lui e riesce a ben consigliarlo e sostituirlo quando occorre. La storia sarà anche vera ma sarei curioso di sapere se si tratta di una riproduzione fedele o liberamente ispirata, perché nel secondo caso temo proprio che abbia prevalso lo scopo didascalico e didattico pacifista, della serie: se subite un’ingiustizia non arrendetevi mai, perseverate ma fatelo sempre pacificamente, civilmente, pazientemente … in maniera appunto politically correct. Così se non avete un botta di fortuna o qualche santo protettore o i mass media che vi appoggino (sfruttandovi), dovrete attendere un atto di paternalismo e benevolenza (mediatica) dell’autorità, così almeno ci si accorgerà (forse) che non siamo cittadini ma sudditi.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta