Regia di Dave Filoni vedi scheda film
La sete di dollari di George Lucas è inesauribile e va a discapito della leggenda della saga di Star Wars, già pesantemente danneggiata dalla seconda insulsa trilogia cinematografica dove un guazzabuglio di nuovi personaggi ancorati con un amo per sardine ai vecchi si muoveva in una sceneggiatura farraginosa e colma di forzature concepite solo ed esclusivamente per farla combaciare con il nucleo tematico storico.
Questo capitolo aggiuntivo, che cronologicamente va a collocarsi fra il II ed il III episodio, ha una trama esile e pretestusa concepita solo per rigenerare i personaggi in forma di ologrammi computerizzati e dare inizio ad una serie televisiva capace di attirare nuovi fans nell'universo espanso del merchandising: in piena clone wars Anakin Skywalker e Obi-wan Kenobi devono riportare il piccolo Hutt figlio del mafioso intergalattico Jabba sul pianeta natale Tatooine e riconsegnarlo al viscido padre che è stato però traviato dalle informazioni fasulle fornitegli dal conte Douku che in pratica gli ha fatto credere che il rapimento del suo piccolo sia stato perpetrato proprio dai Jedi e lo scopo di tale menzogna è quello di far schierare la storica famiglia di furfanti intergalattici dalla parte dei separatisti; gli scontri a colpi di spada laser e le battaglie interplanetarie ci sono come sempre, lo sviluppo della trama da molto spazio a due personaggi femminili tutto sommato riusciti che rispondono ai nomi di Ashoka Tano nuova apprendista di Skywalker e la sith Asajj Ventress, gli altri già li conosciamo e potrà sembrarvi strana questa mia osservazione ma il cartone sul piano tecnico mi è piaciuto, anche se alcune caratterizzazioni risultano fredde e statiche, ma mi prendo tutta la vita l'Anakin Skywalker virtuale e riflessivo piuttosto che quello orrendamente caratterizzato da Hayden Christensen.
Solo per fans incalliti.
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