Regia di Dave Filoni vedi scheda film
Data la necessità assoluta di far quadrare i conti (economici, finanziari, emotivi, intellettuali e tutti i piani dei conti che vi vengono in mente) per l'anno 2023, eccomi a postare un ultimo contributo al fotofinish, senza impegno nè velleità autoriali: "Star Wars: The Clone Wars"! L'indimenticabile (eeeeeh...) episodio pilota (uscito al cinema nel 2008) dell'omonima, celeberrima serie tv animata prodotta dalla Lucasfilm Animation. Un residuato bellico di quei bellissimi tempi ormai lontani in cui Star Wars non era un mostro putrefatto nelle mani del malvagio dottore Victor von Disneystein, in cui stupidissimi fan rompevano le pelotas a George Lucas un giorno sì e l'altro anche su come avesse "rovinato" la sua creatura, chiedendo a gran voce un passaggio di mano poi effettivamente avvenuto a favore della casa del signore del male Topolino...ahimè i loro desideri gli si sarebbero ritorti contro nel peggiore dei modi, ma dal momento che furono le loro continue lamentele a forzare la mano a Lucas non provo alcuna pietà per la loro insoddisfazione attuale. Il film oggi recensito fu realizzato per il lancio della già citata serie e infatti consta di più episodi assemblati in un unico arco narrativo al solo scopo di introdurre stile (l'animazione digitale), tematiche (le guerre dei cloni intercorse nell'arco di tre anni tra gli episodi cinematografici 2 e 3 della trilogia prequel) e personaggi del nuovo luccicante prodotto dell'universo espanso di Guerre Stellari. Per la verità la serie aveva già avuto un predecessore, la quasi omonima microserie "Star Wars: Clone Wars" (2003-2005) di Genndy Tartakovsky ("Il laboratorio di Dexter", "Le Superchicche", "Samurai Jack") animata in maniera tradizionale. La nuova creatura di George Lucas e Dave Filoni ne riprese in parte temi e personaggi, aggiornandoli però in una nuova veste digitale ed espandendone lo scopo e la durata.
Detto in maniera brutale, questa introduzione alla serie tv non è niente di speciale, data la natura episodica e spezzettata della sceneggiatura e la mancanza di approfondimento delle psicologie dei personaggi, oltre a delle animazioni ancora "ingessate" e la cui qualità ha avuto un repentino miglioramento solo a partire dalla terza stagione della serie stessa. Il character design è tuttavia interessante e non mi dispiacciono affatto le stilizzazioni dei lineamenti del volto e dei corpi dei personaggi, così come l'azione martellante e il senso di avventura che si respira. Tra personaggi vecchi (Obi-Wan Kenobi, Anakin Skywalker, Padmè Amidala, R2-D2, C-3PO, i maestri jedi Yoda e Mace Windu, il comandante Cody, il cancelliere Palpatine in realtà Darth Sidious sotto mentite spoglie, Jabba the Hutt e il Conte Dooku/Darth Tyranus) e nuovi (il capitano Rex, l'ammiraglio Yularen, Rotta the Hutt e Ziro the Hutt, rispettivamente figlio e zio di Jabba the Hutt) si stagliano soprattutto due figure femminili per certi versi speculari e per altri simili: Ahsoka Tano, la nuova apprendista padawan di Anakin Skywalker, giovane e ribelle guerriera jedi che assumerà un ruolo centrale negli eventi che porteranno a episodio 3 e che andrà ad occupare un posto speciale nei cuori dei fan di Star Wars, e Asajj Ventress, sicaria Sith e apprendista segreta del Conte Dooku dall'oscuro passato e dal fascino mortale, già introdotta nella microserie di Tartakovsky e diventata nel corso degli anni uno dei personaggi più amati dell'universo espanso di Guerre Stellari.
Un prodotto dunque per soli fan della saga e la porta d'ingresso ad una delle serie più riuscite e coinvolgenti dell'universo di Star Wars.
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